I calciatori sciopereranno davvero?
Carvajal, Rodri e Courtois hanno lanciato l'allarme, ma in questo momento mancano le basi per una protesta significativa: torna il tema della sindacalizzazione dei calciatori, come negli USA.
Berlino, 25 settembre 2024
La più efficace azione rivoluzionaria o sindacale, è sempre stata frutto di élites operaie che la fame non isteriliva. (Albert Camus)
I calciatori sono sempre più frustrati dal calendario affollato e dalla mancanza di riposo. Giocatori come Rodri (Manchester City), Tibaut Courtois e Dani Carvajal (Real Madrid) hanno ipotizzato uno sciopero, mentre tecnici come Pep Guardiola, Jurgen Klopp e Carlo Ancelotti da tempo esprimono preoccupazione per il sovraccarico fisico dei giocatori.
Il destino poi ha voluto che lo stesso Rodri pochi giorni dopo le sue esternazioni abbia subito un infortunio al crociato che lo terrà fuori tutta la stagione.
L'espansione delle competizioni UEFA e la nuova Club World Cup aggravano la situazione. Nelle note di ieri ho parlato dell’assurda “Coppa Intercontinentale” che la FIFA - non contenta di aver creato un nuovo mondiale quadriennale - vuol giocare ogni anno.
Ultimamente in particolare Ancelotti ha parlato della disponibilità dei calciatori a decurtarsi gli stipendi in cambio di una revisione dei calendari. Lui stesso del resto ha ipotizzato di concedere ferie differenziate ai giocatori della sua rosa durante la stagione per permettere loro di ricaricare le batterie.
Di questo tema ho parlato nei giorni scorsi con Matteo Serra per Linee, il podcast da lui curato dentro un progetto di giornalismo indipendente particolarmente interessante che seguo sin dall’inizio (potete iscrivervi qui). Siamo partiti dalla nuova Champions League ed abbiamo toccato i temi del momento tra cui quello dell’ipotesi sciopero.
Tuttavia, come spesso accade, non c’è unità di vedute tra addetti ai lavori visto che ad esempio alcuni, come Simone Inzaghi, la pensano totalmente all’opposto: “Siamo pagati tanto per giocare”.
Non so se le sue (nella conferenza stampa pre Champions league a Manchester una settimana fa) siano state parole frettolose e non pensate, o se veramente la pensi così, ma mi pare chiaro che giocatori e allenatori debbano trovare un momento di sintesi e di contatto, altrimenti ci si ferma alle chiacchiere e alle intenzioni.
FIFPRO, che è il sindacato mondiale calciatori, ha avviato azioni legali contro la FIFA per contestare il calendario. L’obiettivo è limitare il numero di partite e garantire una pausa estiva obbligatoria.
La FIFA respinge le critiche, accusando ipocrisia nei campionati europei. Il risultato del caso legale sarà decisivo per eventuali sviluppi sullo sciopero, che rimane comunque difficile da realizzare, con dubbi sulla solidarietà tra i giocatori.
A inizio anno, su questo tema - ispirato da una newsletter di Roger Mitchell - scrivevo “Lo scenario che nessuno vede”. Scriveva Mitchell:
Nessun articolo di previsione sul 2024 menziona il sindacalismo come "qualcosa da tenere d'occhio", ma in realtà quella lotta è di nuovo tutt'intorno a noi.
Nello sport mondiale l'idea di comunità, condivisione e ridistribuzione suona oggi molto ingenua.
È ovvio quindi che il lavoro organizzato dovrebbe avere ed avrà un ruolo chiave nello sport dal 2024 in poi. Ma probabilmente non con le attuale organizzazioni sindacali degli atleti.
Ed infatti al momento la pur meritoria attività della FIFPRO non risulta particolarmente supportata dai calciatori stessi. Cosa abbastanza normale: da sempre abituati a trattare individualmente per mezzo dei loro agenti, i calciatori non hanno mai lavorato come categoria.
E questa cosa non la improvvisi dall’oggi al domani. Lo stesso Mitchell raccontava come negli USA i risultati in termini di proteste collettive non sono stati che un risultato frutto di un sindacalismo che aveva mosso i primi passi negli anni ‘50.
Il calcio europeo sembra invece all’anno zero. Non in assoluto, ma sui grandi temi nessuno può garantire risultati a fronte di una situazione di certo ancora acerba.
Un punto chiave è la forma stessa dello sciopero.
Se si rifiutassero di giocare per i loro club in coppa o campionato finirebbero per danneggiare se stessi. Meglio guardare altrove. Un’idea? L’arma più efficace potrebbe essere la mancata risposta alle convocazioni in nazionale: disertare gli eventi internazionali a partire dai turni di Nations League, che indirettamente toccano anche il mondiale 2026 della Fifa. I riflessi:
coinvolgerebbe i migliori giocatori
colpirebbe direttamente le competizioni di maggior interesse sia FIFA che UEFA
ribadirebbe l’assurdità di un sistema in cui i club pagano 12 mesi dei professionisti che però per 90 giorni saranno alle dipendenze di altri…
Ovvio che potrebbe essere un’azione con ripercussioni, certamente le Federazioni internazionali minaccerebbero ritorsioni come loro costume, ma non puoi mai ribellarti senza un atto di rottura che mette sul piatto anche qualche rischio da parte tua. E qui si metteranno a nudo le reali volontà dei calciatori: quanto sono disposti a rischiare?
Per arrivarci, come detto, non ci si organizza dall’oggi al domani. Attendiamo sviluppi.
Note a margine.
Nike vola. Le azioni di Nike sono aumentate del 7% dopo la nomina di Elliott Hill come nuovo CEO, in sostituzione di John Donahoe. Ne scrive Front Office sports. Gli investitori vedono questo cambiamento di leadership come un segnale positivo per rilanciare l'innovazione e l'attenzione ai clienti, in un contesto di vendite e prestazioni delle azioni in calo. Hill, veterano di Nike dal 1988, torna dalla pensione con un pacchetto compensativo fino a 27 milioni di dollari. Gli analisti si aspettano miglioramenti nel marketing e nelle partnership di vendita all’ingrosso.
Joe colpisce ancora. Il club inglese del Tranmere Rovers è finito nel mirino di Joe Tacopina, noto non solo per essere un ex avvocato di Donald Trump, ma anche perché in Italia si è affermato come compratore seriale di club di calcio. L’attuale presidente della Spal ha avuto ruoli in questi anni in operazioni di acquisizione di Roma (gruppo Di Benedetto), Bologna, Venezia e appunto Spal. Sfumò invece il suo interesse per il Catania.
500 giorni a Cortina. Lunedi il Salone dei Corazzieri del Palazzo del Quirinale, a Roma, ha ospitato la cerimonia di riconsegna della bandiera italiana da parte degli alfieri azzurri di Parigi 2024 al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ieri invece mancavano esattamente 500 giorni a Milano - Cortina 2026, Olimpiadi invernali che si svolgeranno in Italia. Personalmente non ho condiviso la polemica che quest’estate qualcuno ha voluto indirizzare al Governo per l’invito alle celebrazioni dei medagliati esteso a chi ha ottenuto il quarto posto. Per questo trovo che le parole pronunciate lunedì dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non siano retorica ma sostanza a cui ispirarsi:
I quarti posti rappresentano gli atleti che pur senza salire sul podio hanno brillantemente partecipato: è lo spirito olimpico. Sono presenti qui per rappresentare la solidità del nostro movimento sportivo. Le medaglie non sono dovute a singoli campioni isolati, ma a un movimento in salute e in crescita costante, crescita da sostenere in ogni modo.
Outro.
Atleti malati.
Alcuni studi indicano che una squadra di 25 giocatori subisce circa 50 infortuni durante la stagione, con una media di 2 infortuni per giocatore all'anno (Ekstrand et al., 2009). La stragrande maggioranza degli infortuni è di natura muscolare, ma anche gli infortuni ai legamenti sono abbastanza comuni.
Secondo l'Howden Men's European Football Index 2022/2023, ultima edizione del rapporto sugli infortuni sui cinque maggiori campionati in Europa, il costo degli incidenti ai calciatori in quella stagione è salito da 550 a oltre 700 milioni di euro (+30%). Lo ha ricordato Federico Casini, ceo di Howden Italia.
Un'altra statistica degna di nota del rapporto è il numero totale di infortuni registrati nelle prime cinque leghe europee maschili, che è stato di 3.985 durante la stagione 2022/23, con un netto aumento dopo i mondiali 2022.
Anche Ultimo Uomo nelle scorse settimane l'aumento degli infortuni nel mondo dello sport contemporaneo, dovuto principalmente all'incremento del numero di partite e alla crescente intensità fisica. Gli atleti sono sottoposti a un sovraccarico eccessivo, con calendari sempre più serrati e meno tempo per il recupero. Questa situazione porta a danni fisici maggiori, causando un impatto negativo sulla loro salute a lungo termine e aumentando il rischio di infortuni gravi.
Tutto ciò ci porta ad un paradosso: siamo portati a pensare allo sport ed alla vita degli atleti come paradigma di salute, ma ai giorni nostri è piuttosto vero il contrario, con effetti devastanti come quelli che anni fa raccontò ad esempio Gabriel Omar Batistuta sui suoi problemi di salute post carriera.
Anche per oggi è tutto. A presto!
Giovanni