2024, un anno record per le fusioni e acquisizioni di tecnologia sportiva [104]
Intelligenza artificiale e analisi predittiva, coinvolgimento dei fan e tecnologie immersive, biglietteria e tecnologie per stadi e impianti: i fondi guardano sempre più alle attività collaterali
Prologo
Il 2024 è stato un anno record per le fusioni e acquisizioni (M&A) nel settore della tecnologia sportiva, con oltre 86 miliardi di dollari di valore complessivo annunciato in più di 1.100 transazioni tra M&A, collocamenti privati e operazioni sui mercati pubblici. Questo risultato segna un significativo aumento rispetto al 2023. Nel 2024, sono stati registrati 68 miliardi di dollari in valore di M&A dichiarato attraverso 486 operazioni annunciate, con un incremento del 70% rispetto all'anno precedente. Tra le transazioni più significative, spiccano l'acquisizione da parte di Silver Lake di Endeavor per 13 miliardi di dollari e l'acquisizione di Paramount da parte di Skydance per 8,4 miliardi di dollari. Sono stati raccolti 4,4 miliardi di dollari attraverso 647 collocamenti privati, di cui 17 superiori a 50 milioni di dollari. Tra i finanziamenti più rilevanti figurano quelli a Riddell (400 milioni di dollari), Infinite Reality (350 milioni di dollari), Cosm (250 milioni di dollari), EGYM (200 milioni di dollari) e Oura (200 milioni di dollari). Investitori di spicco includono Will Ventures, Bolt Ventures e Ryan Sports Ventures. Nel 2024, sono stati raccolti oltre 6 miliardi di dollari per strategie di investimento focalizzate su sport e media. Tra i fondi più significativi, Arctos ha raccolto un secondo fondo da 4,1 miliardi di dollari, mentre Shamrock ha raccolto 1,6 miliardi di dollari per il suo sesto fondo. Aziende quotate come Liberty Media, Peloton e Flutter hanno effettuato importanti rifinanziamenti del debito, indicando un ritorno della fiducia degli investitori nel settore. Si prevede che l'attività di M&A rimanga elevata, con acquirenti strategici e finanziari altamente attivi, un aumento graduale dei finanziamenti nelle fasi intermedie e avanzate, mentre i round di finanziamento nelle fasi iniziali continueranno a dominare il numero di operazioni. Alcune aziende di tecnologia sportiva potrebbero considerare offerte pubbliche iniziali (IPO) nel 2025/26, man mano che le condizioni di mercato migliorano. Segmenti chiave da monitorare includono: intelligenza artificiale e analisi predittiva, coinvolgimento dei fan e tecnologie immersive, biglietteria e tecnologie per stadi e impianti.
Questa settimana. Su Fubolitix ho parlato di:
Cosa ci insegna il successo del Liverpool [IVC #34]
Dietro il passaggio da Klopp a Slot c'è il ritorno di Michael Edwards, diesse fino al 2022 richiamato nel 2024 quando il tedesco decise di andarsene: questioni di managerialità, questa sconosciuta.
La storia del Real Madrid degli eSports
Fin dalla sua fondazione G2 ha avuto una missione chiara. Dieci anni dopo i suoi fondatori stanno entrando nella Kings League: il confine tra sport e intrattenimento è sempre più labile.
Il fallimento calcistico della Cina e le strategie future
Nel 2015 per la prima volta lo sviluppo del calcio era presente in un piano quinquennale cinese. Ecco cosa è successo da allora e quali sono le strategie future del paese.
L’acquisizione. Carlo De Benedetti - secondo quanto scritto da Calcio e Finanza - ha acquisito l'80,6% di Cronache di Spogliatoio, piattaforma web sportiva, tramite il fondo Planven Entrepreneur Ventures Coinvest II SCSp. Il gruppo editoriale GEDI, controllato da Exor (famiglia Agnelli-Elkann), detiene il 13,5%, mentre i fondatori Stefano Bagnasco e Giulio Incagli possiedono ciascuno il 2%, rimanendo amministratori delegati con incentivi azionari. La notizia è stata data da Italia Oggi. Questa mossa segnerebbe, secondo CF, una competizione tra De Benedetti ed Exor, riflettendo un ritorno dell'imprenditore nel settore editoriale sportivo, dopo aver ceduto il Gruppo Espresso. La valutazione della società si aggira intorno ai 7,5 milioni di euro.
Invisibili. C’è un fatto che mi pare sfuggito alle cronache locali (italiane) ma che merita un minimo di attenzione. Sports Politika ha parlato di come l’attacco terroristico del 22 aprile 2025 a Pahalgam, in Kashmir, abbia aggravato le tensioni tra India e Pakistan, influenzando anche lo sport. L’India accusa il Pakistan di complicità, mentre Islamabad nega e propone un’indagine indipendente. Le conseguenze colpiscono eventi sportivi: cancellazioni, ritiri e polemiche tra ex giocatori evidenziano il deterioramento della diplomazia sportiva. Lo sport, un tempo canale di dialogo tra i due paesi, è ora politicizzato e paralizzato. L’articolo conclude che, senza un cambio di rotta, anche lo sport rischia di diventare un’ulteriore vittima del conflitto indo-pakistano.
Anche Anna. Del movimento 1% vi ho già parlato in una vecchia newsletter (qui). Negli ultimi giorni Let’s keep the ball flying ha annunciato l’adesione di Anna Danesi, centrale della Vero Volley Milano, bresciana, campionessa olimpica.
I gol della Juve. Nei giorni scorsi ho ricevuto il pdf di un libro “101 Gol che hanno fatto la storia della Juventus”. Nonostante il disappunto di mio fratello che non ha trovato il gol di Igor Tudor al Deportivo La Coruña, ho apprezzato il lavoro di Andrea Novelli, che non si limita a raccontare le prodezze che hanno segnato un secolo di storia bianconera: le disegna, le rende vive. L’autore ha impreziosito il libro con la scelta di rievocare con tavole illustrate lo spirito dei celebri disegni di Carmelo Silva, regalandoci una visione d’autore di ogni rete, quasi a metà tra sport e graphic novel. Non è un semplice almanacco: è un viaggio emotivo, e infatti a me ha ricordato quella volta che a 8 anni andai in piedi sulla scrivania per prendere i Giornalini sulla mensola in alto che io usavo per guardare le immagini dei gol e immaginarmi, sulla base di un solo frame, epiche cronache sportive. Purtroppo quella mattina caddi e battendo la testa portai a casa tre punti. Di sutura.
Non solo Cassano. Goal.com questa settimana ha pubblicato un articolo intitolato "The Outrage Economy: Why Landon Donovan, Alexi Lalas, Tim Howard and other USMNT legends are always angry – and what it says about American soccer" che analizza il fenomeno crescente di ex stelle della nazionale maschile di calcio degli Stati Uniti (USMNT) che, attraverso podcast e apparizioni mediatiche, esprimono opinioni forti e spesso polemiche sullo stato attuale del calcio americano. Negli ultimi anni, figure come Landon Donovan, Alexi Lalas e Tim Howard sono diventate voci prominenti nel panorama mediatico calcistico statunitense, utilizzando piattaforme come podcast e trasmissioni televisive per condividere le loro opinioni. Questa tendenza ha portato a un ambiente in cui le opinioni più estreme e provocatorie ricevono maggiore attenzione, creando una "economia dell'indignazione" in cui il clamore supera spesso l'analisi obiettiva. L'articolo sottolinea come questa dinamica sia alimentata dalla necessità di generare engagement e visualizzazioni, con il risultato che le critiche costruttive vengono spesso sostituite da commenti sensazionalistici. Questo fenomeno riflette una cultura mediatica in cui l'opinione personale e l'indignazione pubblica diventano strumenti per mantenere la rilevanza e l'influenza nel discorso calcistico nazionale. Alla fine, diciamocelo, tutto il mondo è paese e anche gli americani hanno i loro nostalmagici. Rifletteteci.
Il viale del tramonto… si percorre a piedi nudi, cantavano Elio e Le storie tese in una celebre sigla di Mai dire gol. Ci pensavo leggendo un articolo di GeoSport che racconta come Il Campionato del Mondo di Snooker, attualmente in corso a Sheffield, potrebbe lasciare il celebre Crucible Theatre dal 2027, poiché cresce l’interesse da parte di paesi come l’Arabia Saudita, pronti a offrire strutture e finanziamenti superiori. Sebbene le imprese locali chiedano un ammodernamento del Crucible per proteggere i circa 3 milioni di sterline che l’evento genera annualmente per l’economia locale, la realtà è che le finanze pubbliche britanniche sono state duramente colpite da anni di crisi economiche, austerità, Brexit, pandemia e cattiva gestione governativa. Vero che nel frattempo il sindaco di Londra Sadiq Khan ambisce a trasformare la capitale nella nuova “capitale mondiale dello sport”, con un occhio ai Giochi Olimpici del 2040. Ma il Regno Unito potrebbe non avere la forza economica né il sostegno pubblico necessari per affrontare concorrenti potenti come Cina, India, Qatar, Egitto, Arabia Saudita e persino l’Unione Europea.
The Donald. Nei primi 100 giorni del suo secondo mandato, scrive Karim Zidan nella sua newsletter, Donald Trump ha usato lo sport come strumento di propaganda e distrazione, firmando ordini esecutivi in arene sportive e partecipando a eventi come il Super Bowl e l’UFC. Ha lanciato politiche contro gli atleti transgender, scatenando reazioni nazionali e internazionali. Intanto, ha adottato misure autoritarie e isolazioniste, alienando alleati storici e destabilizzando l’ordine globale. Ha speso milioni in viaggi per giocare a golf e rafforzare relazioni diplomatiche, come con l’Arabia Saudita. Lo sport diventa così la vetrina ideale per proiettare forza, popolarità e distogliere l’attenzione dalle sue politiche controverse. Ne avevo parlato in “L’impatto del Trump II sullo sport”.
Epilogo
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L’ultimo suggerimento di questa settimana è un invito alla lettura di Mediastorm, la newsletter di Lelio Simi che nell’ultimo numero spiega il fenomeno della grande ibridazione di qualsiasi cosa. Lelio Simi esplora l'evoluzione dei modelli di business nel settore dei media, concentrandosi su Netflix, YouTube e la creator economy.
Il cuore del discorso:
In una puntata di Mediastorm di qualche tempo fa ho raccontato come, nell’industria dell’intrattenimento, la vecchia dicotomia che metteva in contrapposizione le aziende provenienti dal settore tecnologico, i disruptor digitali (come Netflix o YouTube) alle media company legacy, i vecchi dinosauri analogici (come Disney o Paramount), non aveva più molto senso perché si stava delineando uno scenario del tutto nuovo.
Ovvero: da una parte aziende come Netflix o Disney basate su contenuti professionali (per budget impegnati e processi produttivi utilizzati) e in prevalenza su ricavi da abbonamento; dall’altra aziende come YouTube e TikTok basate sull’economia dei creatori digitali e, in prevalenza, sui ricavi da pubblicità. Due mondi, allora, ancora sostanzialmente distinti.