[63] L'ira dell'Aston Villa, costretto a cedere Douglas Luiz alla Juve
La storia non é nuova, ma per la prima volta colpisce un club di Premier League che si é appena qualificato alla Champions League traendo profitto sportivo da investimenti che ora deve ridimensionare.
Berlino, 21 giugno 2024
L'attuale sistema ha trasformato il massimo campionato di calcio inglese in un gioco finanziario. (Nassef Sawiris, presidente dell’Aston Villa)
Prima di entrare nel tema di questa settimana voglio fare due premesse.
Considero l’eventuale acquisto di Douglas Luiz da parte della Juventus un colpo sontuoso, di quelli che possono spostare gli equilibri di una squadra migliorandola nettamente. Dopo di che il calcio rimane un gioco di squadra, a vincere é il contesto e il flop é sempre dietro l’angolo.
Non mi interessa qui alcuna valutazione tifosa ma solo una analisi sullo scenario di Premier league di cui ho parlato spesso in queste settimane. In settimana peraltro amplierò la visione con una analisi più compiuta di cosa ci aspetta dal calciomercato estivo alla luce dei trend economico finanziari più recenti.
Il proprietario dell'Aston Villa, Nassef Sawiris, che possiede il club insieme all'investitore statunitense di private equity Wes Edens, sostiene che le attuali normative impediscano ai proprietari di sfidare i principali club della Premier League e che il sistema per punire le squadre che infrangono le regole manchi di trasparenza.
L'egiziano ha anche definito le regole di profitto e sostenibilità della lega (PSR) come anticompetitive e ha dichiarato di essere in cerca di consulenza legale per presentare un reclamo formale contro di esse.
Le stesse regole gli hanno di fatto imposto una cessione importante, quella del centrocampista Douglas Luiz, che dovrebbe finire alla Juventus, prima della scadenza del 30 giugno 2024 che sta diventando sempre più la nuova deadline day del mercato calcistico europeo.
Nulla di nuovo, ci mancherebbe, per chi come i tifosi italiani é abituato alle cessioni di fine giugno (quelle dei cosiddetti “re delle plusvalenze”…) per rientrare nei paletti finanziari voluti dall’Uefa.
È l’ennesima occasione per riflettere su regolamenti sempre più assurdi.
È l’ennesimo caso di regolamentazione interna ad un sistema calcistico che sembra non tenere più alla luce dei fatti. L’ultima volta ne ho parlato qui.
L’Aston Villa quando retrocesse in Championship era la grande malata della Premier league. Faceva solo 33 mila spettatori di media alle sue partite in uno stadio da 42.640. Quest’anno è tornato al sold out fisso con un incremento del 24,4% dei tifosi allo stadio: 156 mila presenze in più su base stagionale.
Sawiris, che ha un patrimonio netto stimato di 9 miliardi di dollari, ha affermato che le normative della Premier League, introdotte per fermare le spese sconsiderate limitando quanto un club può perdere in un periodo di tre anni, hanno avuto un impatto negativo sulla gestione delle squadre.
"Gestire una squadra sportiva è diventato più come essere un tesoriere o un contabile piuttosto che guardare a ciò di cui ha bisogno la tua squadra" ha detto in una intervista al Financial Times.
"Alcune delle regole hanno effettivamente consolidato lo status quo più che creare mobilità verso l'alto e fluidità nello sport”.
"Le regole non hanno senso e non sono buone per il calcio."
"Si tratta più di creare profitti di carta, non profitti reali. Diventa un gioco finanziario, non un gioco sportivo."
Recentemente Sawiris insieme a Manchester City e United ha votato contro il Salary Cap introdotto dalla Premier League. Ne parlai tra l’altro qui.
Le regole della Premier League stabiliscono che un club è in violazione delle normative finanziarie se registra una perdita rettificata di oltre 105 milioni di sterline (134 milioni di dollari) in un periodo di tre anni.
Tuttavia, sempre il presidente dei claret and blue, ha sostenuto che il sistema non è riuscito a tenere il passo con l'inflazione da quando è stato introdotto nel 2013.
Il suo Aston Villa ha ottenuto la qualificazione per la prossima stagione della Uefa Champions League per la prima volta da quando la competizione è stata ribattezzata dalla Coppa dei Campioni nel 1992.
Raggiungere questo obiettivo ha significato un grande investimento nella rosa, che ha contribuito a una perdita di 119,6 milioni di sterline (254,4 milioni di dollari) per il periodo finanziario 2022/23, sebbene il club abbia dichiarato che i dati sono "in linea con il piano strategico aziendale" e all'interno delle PSR della Premier League.
Il Villa vuole competere regolarmente per un posto in Champions League, il che richiederà ulteriori spese per tenere il passo con i "big six" della massima serie.
Ed invece i regolamenti impongono di fare il contrario. Non c'è da meravigliarsi, quindi, che Sawiris ritenga che le attuali regole di spesa della lega impediscano alle squadre ambiziose di raggiungere la vetta della catena alimentare.
L'egiziano non è l'unico proprietario di club della Premier League a criticare le PSR.
John Textor, che sta vendendo la sua quota del 40% del Crystal Palace, ha definito il fair play finanziario "una frode del termine" e non riguardava la sostenibilità fiscale.
Everton e Nottingham Forest, che sono stati entrambi penalizzati con deduzioni di punti per aver violato le PSR, hanno anche criticato le regole.
La lega è sotto pressione per trovare un equilibrio competitivo dopo che il Manchester City, che è stato accusato di oltre 100 presunte violazioni delle normative finanziarie, ha vinto il suo quarto titolo consecutivo e il sesto negli ultimi sette anni.
La prossima stagione verrà sperimentato un tetto di spesa, che prevede l'ancoraggio dall'alto verso il basso (TBA) su base non vincolante, oltre a regole sui costi della squadra (SCR) simili a quelle già introdotte dalla Uefa.
Un sottotema di tutto ciò è il nuovo regolatore indipendente del calcio inglese, che riceverà poteri per garantire la sostenibilità finanziaria dei club e renderli più responsabili nei confronti dei loro tifosi.
È qualcosa di molto simile a quello che sta accadendo in Italia con la Covisoc e la commissione governativa (ne ho parlato qui).
Il disegno di legge sulla governance del calcio sarà sospeso a causa delle prossime elezioni generali, ma aveva già incontrato resistenze da parte della Premier League, il cui amministratore delegato Richard Masters ha avvertito di potenziali sanzioni da parte di Fifa e Uefa e del successo globale della lega che potrebbe essere compromesso.
Le regole finanziarie della Premier League sembrano destinate a un cambiamento. Tuttavia, come appariranno queste modifiche è ancora incerto.
I club, nel frattempo, sono chiusi in una morsa dalla quale sarà difficilissimo uscire stando dentro a questo sistema.
Personalmente auspico sempre un’uscita attraverso riforme, anche con la genesi di nuovi tornei.
Lo dico soprattutto perché mi pare che gli ultimi trent’anni ci abbiano insegnato in maniera abbastanza netta che le rivoluzioni fatte per via giudiziaria in genere partoriscono mostri bicefali o acefali a seconda dei casi.
Questa settimana
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Highlights
Pure la fidanzata. Con Douglas Luiz a Torino dovrebbe arrivare della fidanzata, Alisha Lehmann, una calciatrice svizzera che in patria ha più follower sui social di Roger Federer. Il profilo di Alisha Lehmann - racconta Giovanni Albanese sulla Gazzetta - diventa trainante anche per il progetto che la Juve ha intrapreso da qualche mese da partner di TikTok: con l’obiettivo di raccontare lo sviluppo del calcio femminile. Un calcio che, spiace dirlo, ma in Italia rimane poco più di una branca dell’ufficio marketing dei club, qualcosa di un po’ piú costoso dei campi estivi per i ragazzini, che infatti sono gestiti dal marketing, non dal settore tecnico.
Un caso opposto. Il basket femminile negli USA é diventato più visibile e accessibile al grande pubblico. Superstar come Caitlin Clark e Angel Reese sono testimonial di importanti campagne pubblicitarie. La partita tra Iowa e LSU ha battuto il record di spettatori: oltre 12 milioni di persone. Numeri che superano le World Series di baseball e alcune partite delle finali NBA. Il tutto è supportato da investimenti: commentatori più popolari ed esperti, uso del marchio "March Madness", promozione del torneo facilitata da una crescita del livello tecnico. Il basket femminile USA ci dice che la mancanza di risorse e promozione è una scelta, non una conseguenza inevitabile dettata dal livello di popolarità.
Nei giorni scorsi ho riportato i rumors di un investimento di RedBird nel mondo televisivo e dello streaming americano, che invece non si fa più.
…intanto i sauditi. Era da un po’ che non tornavo su questa fortunata rubrica. Ma a quanto pare adesso i sauditi hanno messo nel mirino la boxe. E quindi rieccoci a prendere nota di tutti gli sport che si vogliono comprare.
La mia analisi postpartita di Italia - Spagna:
Outro
La lezione di Indro
La narrazione intorno alla nazionale italiana di calcio é diventata insopportabilmente apocalittica, con toni fuoriluogo usati già dalle prime partite che non lasciano margini di sfumatura in caso di approdo in finale o peggio, di vittoria del torneo.
Roba da istituto Luce, condita dalla più bolsa retorica sull’unità nazionale, del popolo che canta all’unisono e tutte queste stupidaggini fuori dalla realtà.
Pure il CT Luciano Spalletti ha detto che i nostri tifosi sono i più uniti di tutti e gli altri lo sanno e quindi ci temono.
In questi anni ho viaggiato in Europa per vedere diversi sport e vi garantisco che gli italiani sono quelli che viaggiano meno (non c’entra il reddito, paesi con redditi inferiori hanno affluenze maggiori), cantano meno e si deprimono più facilmente.
Basta andare a vedere una qualsiasi nazionale europea di calcio per apprezzare le differenze, in casa o in trasferta. Paradossalmente le nazionali più deboli spesso hanno il tifo più caldo (vale anche per molti club nelle coppe).
In genere noto che i decibel si alzano quando vincere é un’opportunità e perdere la norma più che un rischio.
Consiglio la visione di questo video di un maestro di giornalismo e non solo che l’Italia e gli italiani li conosceva bene.
In questo torneo tutto é peggiorato dal fatto che giocando in Germania la retorica si mischia a quella sui poveri emigranti.
Intanto una informazione: viviamo nel 2024 e Ryanair da Berlino a Milano costa meno del pendolino per Roma, per dire.
Dovremmo iniziare a misurare il mondo sulle distanze della comunicazione molto più che su quelle geografiche.
L’unico motivo per cui nel 2024 la storia di chi é emigrato nel ‘900 dovrebbe in qualche modo prevalere su quella delle ultime ondate (in Germania ne contiamo almeno due solo nell’ultimo ventennio) é la pigrizia giornalistica.
La pigrizia giornalistica é quell’approccio alla professione molto diffuso in Italia di chi ama raccontarsi sempre le stesse cose, con tono rassicurante, a voler confermare - in base ad un errato senso della coerenza - che quel che si é sempre raccontato continua ad essere vero.
Cliché, ma non solo. Si tratta proprio di figure archetipiche sorpassate, che continuano ad esistere solo in quel contesto. E che diventa preoccupante perché appunto é un contesto “giornalistico”, che teoricamente dovrebbe essere il più aggiornato e aggiornabile possibile.
Per tanti miei colleghi gli emigranti italiani sono come il bambino de L’Allenatore nel Pallone con le scarpe rotte che incontrava Oronzo Canà sulla spiaggia di Copacabana.
Gli italiani all’estero che conosco io sono ricercatori, ingegneri (tanti ingegneri), imprenditori, dirigenti d’azienda, professori universitari e non, che esclusivamente grazie al loro reddito vivono spesso mediamente meglio dei loro omologhi rimasti in patria.
La bolsa narrazione nazionalistica e l’archetipo dei poveri emigranti diventano tutt’uno in questi giorni, due identità in una: come i patetici profili di coppia su Facebook.
Io da tempo ho una mia versione:
L’Italia è uno Stato, ma non una nazione.
Purtroppo noto sempre più - e lo dico riferito a vari ambiti - che quando un sentimento, un valore, un codice di condotta vengono progressivamente meno, il loro declino viene accompagnato da una crescente e ridondante retorica, perché tutto ciò che rimane é l’effetto placebo dell’ostentazione.
Come quelle coppie fedifraghe che ostentano il loro incalcolabile amore su Facebook.
Ci sentiamo presto!
Giovanni