[71] Bundesliga, un modello per la Serie A
Gli investimenti degli ex atleti - Il caso Dybala - Via alla Serie C con 3 seconde squadre - L'intervista di Casini al Corriere - Softpower: miliardi di investimenti in Arabia, Marocco e Indonesia.
Berlino, 10 agosto 2024
Non mi interessa se a Milano o a Madrid, voglio solo andare a giocare in Italia.(Andy Moeller, prima di passare alla Juventus)
Prologo
Quando all’inizio di questo millennio il calcio si dovette adattare alla globalizzazione del mercato imposta dalla legge Bosman (1995) e dalla riforma che allargava la partecipazione alla Champions league alle terze e quarte classificate (2000), i tedeschi, maestri di pragmatica ed economia aziendale capirono subito una cosa: che in qualsiasi settore in cui puoi fatturare tanto puoi anche perdere tantissimo. E a loro perdere soldi non é mai piaciuto. Ecco perché a questa industrializzazione del calcio risposero con una sorta di sistema bicefalo volto a darsi stabilità e visione di lungo periodo. Da una parte si sono rinforzati i rapporti tra grandi aziende e club, per consolidare la managerialità nello sport, dall’altra la regola cosiddetta del 50+1 ha formalmente mantenuto in mano ai tifosi la maggioranza azionaria delle società, togliendole quindi di fatto dal mercato dei capitali internazionali e dando a tutti un senso di autenticità e partecipazione che attualmente non si trova in altri posti al mondo. Infine, naturalmente, c’è la distribuzione dei diritti tv - di cui spesso parlo qui - fatta su due livelli (Bundesliga e 2.Bundesliga) e su 36 squadre, al contrario di quanto avviene negli altri grandi paesi che tengono tutto al primo livello adottando poi il metodo fallimentare del paracadute. Nel dibattito su come il calcio italiano debba evolvere, provare a rendersi sostenibile, mantenere la sua competitività internazionale, la Germania viene menzionata meno di Inghilterra e Spagna, ma forse ha molto più da insegnare. Basterebbe un dato: nel 2023 i fatturati aggregati delle società di Bundesliga hanno portato a 40 milioni di utili, quelli della Serie a a 400 milioni di perdita.
Ne ho scritto su Il Riformista nell’edizione di ieri.
Dybala. Il mercato calcistico è prosa, non poesia, anche quando si chiude con un messaggio d’amore, perché in fondo capire cosa c’è dietro è il primo obiettivo di un pubblico disilluso che si innamora dei calciatori ma sa già di godere di un amore yoghurt, con la data di scadenza. Non vi è dubbio sul fatto che Dybala (lo ha detto dal primo minuto) preferisse la Roma all’Al-Qadsiah, così come è chiaro che i Friedkin avrebbero risparmiato volentieri sul suo ingaggio, ma solo incassando qualcosa da reinvestire immediatamente. Il suo amore per la Roma non è in discussione, così come non è in discussione che nel calciomercato nessun amore, quando tutti i tasselli vanno a posto, è veramente indissolubile. E in questa occasione ce n’erano almeno due d’ingombro: la destinazione araba non gradita all’argentino e il budget che non poteva accontentare club e giocatore. Il resto lo lasciamo a chi, legittimamente, preferisce godersi il qui ed ora di un giocatore che certamente ha ancora tanto da dare alla nostra Serie A.
Io l’ho raccontato così su Il Riformista.
Non facciamo Casini. C’era una intervista del presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini due giorni fa, ripresa anche da Calcioefinanza, che merita di essere letta con attenzione. Due cose tuttavia non mi tornano dentro un quadro molto chiaro di necessità della Serie A da perseguire nel breve e medio periodo. La prima è che continuo a non capire perché questo piano si possa perseguire solo attraverso l’autonomia della Lega dalla Federazione. Mi pare più una questione politica anti-Gravina, a prescindere da quel che si pensi di lui. Stante il fatto che capisco, naturalmente, che la Serie A non possa pesare così poco nell’assetto federale. La seconda riguarda una affermazione quantomeno buffa di Casini che dichiara: “Un certo grado di conflittualità nello sport è inevitabile e fa parte della sua natura competitiva”. Cioè secondo Casini Lega e Federazione non vanno d’accordo su nulla non perché ci sia un problema politico, ma perché siccome parlano di calcio e nel calcio si fanno i falli e si compete e ci devono essere un vincitore e uno sconfitto ecco allora anche la politica calcistica dev’essere così. Che senso ha?
Investire nello sport. Adewale Ogunleye, ex giocatore NFL e attuale capo della divisione sport e intrattenimento di UBS, ha dichiarato che il settore sportivo è quasi "a prova di proiettile", suggerendo una certa sicurezza negli investimenti in questo ambito. Una affermazione piuttosto ardita, che è stata analizzata da Daniel Roberts su FOS. Sebbene il settore sportivo offra opportunità, nessun settore è completamente sicuro, e gli investimenti nel settore sportivo non sono esenti da rischi e incertezze. Tuttavia è interessante vedere come negli USA e in Europa continui a crescere una generazione di ex sportivi investitori o di investitori atleti, che provano a finanziare il settore che pensano di conoscere meglio. Due sono i trend principali: gli atleti stanno diventando più sofisticati nelle loro scelte finanziarie, focalizzandosi su media, contenuti e settori non convenzionali, ottenendo equity e ruoli di leadership nelle loro imprese. In passato, gli investimenti degli atleti erano concentrati su franchise e concessionarie, mentre ora si spostano verso tecnologie e media, con un impegno più attivo nelle aziende. Un trend da monitorare.
Come volevasi dimostrare. “Con l’avvicinarsi dell’inizio della stagione contro l’Eintracht Francoforte, chiediamo quindi a ogni singolo tifoso del Borussia e a ogni club di tifosi di portare il proprio disappunto riguardo all’accordo con Rheinmetall allo stadio. Vi preghiamo di preparare cartelli e/o striscioni con cui esprimere la vostra critica all'inizio del secondo tempo”. Con queste parole i tifosi del Borussia Dortmund hanno comunicato il proseguimento della loro protesta contro l’accordo tra il club e l’azienda produttrice di armi da guerra. Ne avevo parlato in “Sponsorizzare i carri armati nel 2024” e su Il Riformista.
Seconde squadre. Nel weekend inizia anche il campionato di Serie C, con la novità di 3 seconde squadre (Juventus, Atalanta e Milan, in ordine di apparizione) al via. Mara Cinquepalmi di Treccani mi ha contattato per chiedermi cosa ne penso: “Nel calcio italiano le seconde squadre sono un’opportunità per le società, ma si tratta di capire qual è la finalità di averle. Esiste la retorica della seconda squadra, ovvero sviluppare giocatori pronti per la prima, in realtà l’obiettivo è sviluppare più giocatori per il mercato. Ad esempio, per il Real Madrid e il Barça la seconda squadra è monetizzare brand. Moltissimi dei loro giocatori formati in casa giocano in giro per l’Europa. Le seconde squadre portano nel medio periodo questo risultato. Dunque, sono un’opportunità ma resta la retorica dei giovani. Per il calcio italiano non sono particolarmente un’opportunità. Servono a prolungare l’età del vivaio, ma il 90% non va poi in prima squadra”. Del tema ho parlato anche qui su Fubolitix in particolare in “Mercato Juve 2024, i giovani tra realtà e narrazione” e in questo video “Under 23, Atalanta e Juve in B? Cosa dice il regolamento (e cosa penso io)”.
Federer On. Continua il successo del marchio di abbigliamento sportivo di Roger Federer, On. Dopo la recente crescita e la crescente popolarità del brand, Federer e il suo team stanno sfidando i grandi nomi del settore sportivo come Nike e Adidas. On continua a espandere la sua presenza sul mercato, puntando su innovazione e design distintivo. La strategia del marchio sembra funzionare, con una crescente attenzione dei consumatori e una crescente influenza nel settore dell'abbigliamento sportivo. La storia conferma come gli ex atleti oggi a differenza che in passato abbiamo ampie possibilità legate ad una immagine che rimane nell’immaginario collettivo e finisce per somigliare alla valorizzazione dei prodotti d’antiquariato, che non perdono - anzi accrescono - il loro appeal sul mercato.
10 miliardi. I Dallas Cowboys della NFL hanno aumentato il loro valore del 12% rispetto all'anno precedente, raggiungendo i 10,32 miliardi di dollari, secondo Sportico. Rimangono la squadra più preziosa della NFL, seguiti dai Los Angeles Rams (7,79 miliardi) e dai New York Giants (7,65 miliardi). I Tampa Bay Buccaneers hanno visto la maggiore crescita, con un aumento del 33% a 5,5 miliardi. In media, una franchigia NFL ora vale 5,93 miliardi, con un incremento del 15%. Le 32 squadre hanno un valore complessivo di 190 miliardi. Per un raffronto basti dire che nonostante il Football Americano sia uno sport prettamente made in USA mentre il calcio sia globale, il Real Madrid, club di calcio di maggior valore, è valutato 6,6 miliardi di dollari, ovvero il 36% in meno dei Cowboys.
Sponsoring strategico. Merita di essere raccontata la strategia di Allianz in tema di branding attraverso lo sport. Il colosso tedesco delle assicurazioni ha recentemente chiuso l’accordo per sponsorizzare Twickenham, il Wembley del rugby. Allianz attualmente sponsorizza otto stadi in tutto il mondo. Questi includono l’Allianz Arena a Monaco di Baviera, l’Allianz Stadium a Sydney, l’Allianz Parque a San Paolo e altri in città come Nizza, Vienna e Minneapolis oltre naturalmente allo stadio della Juventus a Torino. Twickenham diventerà il nono stadio sponsorizzato dall’azienda. Allianz continua ad espandere la sua presenza globale nel settore sportivo tramite questi accordi di naming rights che senza ombra di dubbio risultano particolarmente efficaci nel riconoscimento del brand e nella sua popolarità a livello mondiale.
Softpower 1. Una delle mie newsletter americane di sport business è certamente quella di Andrew Petcash, che questa settimana ha offerto uno spaccato su come lo sport sia ormai parte fondamentale della strategia di politica internazionale di un paese. Secondo l’autore si tratta addirittura di una delle 5 attività prioritarie a cui aggiungere oltre allo sport: l’industria militare, le relazioni internazionali, educazione e welfare, tecnologia e industrializzazione. Inoltre fa notare come nell’ultimo mese (che ha coinciso con le Olimpiadi, quindi non è certo stato un periodo normale) i leader mondiali si siano impegnati per 10 miliardi di investimenti nello sport in diverse forme.
Softpower 2. Questa settimana sono stati svelati anche i piani per gli stadi in Marocco e Arabia Saudita, mentre l’Indonesia ha annunciato un piano da 175 milioni di dollari per migliorare i propri impianti a conferma di come l’infrastrutturazione sportiva sia fondamentale, ai giorni nostri, non solo per chi si candida ad ospitare grandi eventi (i mondiali 2030 e 2034 nella fattispecie) ma per qualsiasi paese che voglia entrare nella cartina mondiale dello sport.
Epilogo
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Il campionato è ripartito e con esso anche la pubblicazione quotidiana di Fubolitix. Rispetto al periodo pre-agostano ho cambiato i giorni d’uscita, che coincideranno di fatto con quelli lavorativi. Approfittandone per riprendere i temi della settimana, provo a fare luce anche su quello che sarà il palinsesto stagionale.
Il martedì è il giorno del calcio giocato con Io li ho visti così. Questa settimana: La Serie A inizia con le false partenze.
Mercoledi: Adieu France, le Big 5 non esistono (più?)
La novità è l’uscita del Venerdì che sarà variabile con Io li ho visti così in versione Europea nei giorni in cui ci saranno le Coppe, e con una regolare edizione del Diario nelle settimane senza coppe. Questa settimana:
Se volete suggerire temi o entrare in dialogo con me negli “Outro” quotidiani, potete farlo commentando qui sotto oppure mandandomi una mail in risposta a questa mail.
Ah, e da settembre, dopo il primo international break, tornerò attivo con una grande novità: gli articoli saranno anche in formato Podcast e su Youtube.
That’s all folks. A presto!
Giovanni