[80] La Corte UE rivoluzionerà la Giustizia Sportiva?
Dal caso Diarra alla Superlega, passando per i processi alla Juventus: nei giorni scorsi ho intervistato l'avvocato Carlo Rombolà, esperto di diritto dello sport sul canale Youtube di Calcio da Dietro
Berlino, 26 ottobre 2024
Prologo
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di intervistare l’avvocato Carlo Rombolà, esperto in diritto sportivo il cui cv parla da solo, su invito degli amici di Calcio da Dietro, in particolare di Emanuele Gullo, che ringrazio. È stata una bella chacchierata (il video se non ve ne siete accorti è qui sopra, in copertina a questo numero 80 di Fubolitix) in cui siamo partiti dal caso Diarra e siamo arrivati al futuro del calcio, accennando ai processi alla Juventus (ed ai precedenti creati, anche sull’articolo 4), divagando pure sulla pallavolo francese (ascoltatelo, vi divertirete) ed arrivando all’inevitabile accenno all’Eurolega di basket e alla ipotizzata Superlega del calcio, ma con una domanda non esplicita che secondo me aleggiava nei 70 minuti circa di chiacchierata tra me e lui: “La Corte di Giustizia dell’Unione Europea rivoluzionerà la Giustizia sportiva?”.
La esplicito qui perché spesso ho l’impressione che questo sia il vero auspicio di molti appassionati quando si parla di questi temi: che attraverso i ricorsi si spazzi via un sistema superato se non addirittura iniquo. Rombolà già nel suo podcast Sports Legal Talk avverte che spesso, in questi anni, si è detto che una determinata sentenza sarebbe stata rivoluzionaria, senza che poi tuttavia ci fosse un seguito apprezzabile. Io per cultura mia non auspico mai che ci siano rivoluzioni per via giudiziaria (in Italia sappiamo bene quali sono i loro esiti) e confido sempre che la politica (che altro non è che la capacità degli uomini di delineare sistemi collettivamente accettabili) sia in grado di intervenire nell’interesse della maggioranza. Ed infatti al minuto 15 il mio interlocutore dice chiaramente: “L’attuale impianto è figlio di una intesa tra tutte le parti in causa compresa l’Unione Europea che nel lontano 2001 hanno stilato un regolamento che potesse il più possibile ottemperare ai principi comunitari. Quello che successe all’epoca sulla scia della sentenza Bosman di 6 anni prima inaugura un nuovo capito all’interno del quale non si muove foglia se non c’è unione d’intenti tra tutte le parti in causa. Che naturalmente non mette comunque al riparo da possibili ricorsi”. E qui aleggia invece quello che spesso dico in questa newsletter: “Siamo poi sicuri che oggi, a guerra in corso tra le varie componenti, ci sia la possibilità di riformare il sistema e non siano invece necessarie rivoluzioni, spaccature, cesure, rispetto al passato?”.
È stata una intervista che ci ha permesso di andare in profondità, ancor più perché fatta con un esperto con un background diverso dal mio e convinzioni di prospettiva diametralmente opposte (era invece chiaro e condiviso da entrambi lo scenario, e questo naturalmente ha aiutato il dialogo), che secondo me merita di essere ascoltata. Se i primi minuti dovessero sembrarvi troppo tecnici vi invito a partire dal minuto 13 dove tutto diventa più fluido e secondo me anche più interessante.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate.
Questa settimana. Su Fubolitix ho parlato di:
Benvenuti nel calcio last minute. Nella giornata in cui tutte le grandi vincono di misura emerge un dato: si segna sempre di più nei minuti finali (non solo in Italia) e quasi una partita su 3 si decide in zona Cesarini.
Gli eSports sono nel caos, quindi la situazione è eccellente. La realtà dopo i fasti della pandemia, Beckham cede al ribasso, dopo i layoff l'industria prova a ripartire, l'Italia in un vicolo cieco normativo. Ma i calciatori investono sempre di più nel settore.
E se i tifosi fossero proprietari degli stadi? Da Berlino a Londra, idee creative per finanziare le opere e condividere i piani di sviluppo infrastrutturale dei club. Aspetti e positivi da valutare, e una questione di identità non secondaria.
La stagione dei processi somari. I fischi a Leao, le critiche al gioco di Motta: tutto dentro un dibattito marcato da giudizi un tanto al chilo. Un integralismo senza sfumature che conosce solo l'oggi e non pensa mai in divenire.
Kings League. Mentre i vecchi discutono i giovani (e gli investitori attenti) erodono il tempo che solitamente si sarebbe dedicato ai contenuti calcistici tradizionali con iniziative alternative. È il caso della Kings League di Gerard Piqué che unisce il calcio a elementi tipici dell'intrattenimento. Lanciata nel 2023, la Kings League ha ottenuto rapidamente successo grazie alla trasmissione di partite brevi, di 40 minuti e ad alta intensità, su piattaforme come Twitch e TikTok, con regole pensate per aumentare la suspense e mantenere alta l'attenzione. Il progetto ha raggiunto una vasta audience, con oltre 80 milioni di ore di visualizzazioni e un pubblico di più di 13 milioni di follower sui social. Grazie a queste metriche, la Kings League è diventata la seconda lega più seguita in lingua spagnola su Twitch e ha persino superato campionati di calcio tradizionali come La Liga su TikTok. Questo successo ha portato a nuovi finanziamenti (circa €60 milioni) e a piani di espansione globale, con l’apertura di campionati in Messico e prossimamente in Europa, Nord America e Asia.
Atleti e sponsor. Per la seconda volta la ginnasta statunitense Simon Biles è in testa alla classifica annuale dei 50 atleti più vendibili nel 2024, stilata da SportsPro: sul podio Vinicius Jr. e LeBron James. La 50MM 2024 evidenzia un equilibrio crescente tra atleti maschili e femminili: 28 uomini e 22 donne compongono la lista, con una top ten equamente divisa. Il calcio e la pallacanestro dominano per numero di rappresentanti, con rispettivamente 15 e 11 atleti. Le scelte sono abbastanza USAcentriche, se mi passate il termine, ma non c’è dubbio che Simone Biles è oggi una delle atlete più influenti e markettabili al mondo. Dal suo ritiro parziale a Tokyo 2020 per problemi di salute mentale, Biles è diventata una figura simbolo del prendersi cura di sé stessi, specialmente per le giovani donne e atlete afroamericane. Inoltre, è protagonista di una docuserie Netflix che esplora i suoi ostacoli psicologici e il coraggio di parlare apertamente dei propri problemi.
Messi > CR7. Il dibattito sul GOAT prosegue anche sulle colonne di SportsPro Media anche in chiave commerciale. La classifica di cui sopra ha valutato ogni atleta in base a tre criteri chiave: forza del marchio, mercato totale accessibile e impatto sociale. Le tendenze emergenti mostrano l’importanza della diversità nello sport e l'autenticità delle relazioni tra atleti e marchi. Lionel Messi è considerato più marketable di Cristiano Ronaldo per tre motivi principali: 1) incarna una personalità autentica e familiare, che risuona positivamente tra fan e brand; 2) il trasferimento a Inter Miami ha accresciuto il suo appeal commerciale negli Stati Uniti, espandendo la sua base di fan (il link CR7 - Arabia Saudita, benché certamente remunerativo, è tacitamente considerato fuori dalle dinamiche di mercato prevedibili); 3) Messi è percepito come un modello etico e sostenibile, in sintonia con i valori sociali che molte aziende cercano nei testimonial.
Billion dollar man. Con la crescita dei contratti NBA, si prevede che un giocatore possa presto raggiungere un miliardo di dollari in guadagni e FOS analizza chi potrà essere il primo. LeBron James è il leader attuale con circa 480 milioni, ma giocatori più giovani come Luka Dončić e Jayson Tatum, grazie ai crescenti salari e ai contratti "supermax", sono i principali candidati per questa impresa entro il 2034. La cifra record potrebbe arrivare prima se cambiano le regole sul salary cap, dato che nuovi accordi mediatici e aumenti dei tetti salariali alimentano questa tendenza.
Lo scontro. La spaccatura tra FIFA e FIFPRO è profonda. Il conflitto è esploso a causa del calendario congestionato delle competizioni. FIFPro ha presentato un reclamo alla Commissione Europea e ha avviato un’azione legale in Belgio contro FIFA, lamentando la mancanza di consultazioni sui tornei come il nuovo Club World Cup a 32 squadre. Ma non è finita, come racconta The Athletic, questo scontro ha inoltre interrotto progetti comuni, in particolare il fondo istituito nel 2020 per aiutare i giocatori che non ricevono compensi da club in bancarotta. Sebbene il fondo abbia erogato finora 11 milioni di dollari, il pagamento finale di 5 milioni è sospeso, lasciando in attesa 420 giocatori. Inoltre, la lunga collaborazione sulla selezione del "World 11" è terminata, con FIFPro che ora gestisce in autonomia questi premi annuali.
Salary Cap. Si parla spesso di Salary Cap ma non sempre si ha contezza delle cifre reali, in particolare nell’NBA. Questa settimana Sport e Finanza presenta la classifica degli stipendi delle squadre NBA per la stagione 2024-25, con i Phoenix Suns in testa con oltre 200 milioni di euro investiti nei salari. Seguono i Boston Celtics e i Minnesota Timberwolves. Il sistema del salary cap NBA garantisce un equilibrio competitivo, ma squadre come i Lakers e i Warriors devono fronteggiare la luxury tax per mantenere i loro talenti. L'articolo evidenzia anche le differenze tra monte stipendi totale e valori ai fini del cap, dovute a varie eccezioni normative.
Anti-Sauditi. Nella sua newsletter di questa settimana Karim Zidan va dritto al punto: Saudi Aramco può essere fermata? In particolare il giornalista investigativo egiziano evidenzia che al momento più di cento atleti chiedono alla FIFA di riconsiderare la sua partnership con Aramco. Ma a quanto pare non è ancora sufficiente per fermare il dominio sportivo del gigante petrolifero saudita. E lo stesso tipo di analisi la troviamo anche in Warning, la newsletter sul tennis di Claudio Giuliani per Ubitennis, che parla del Six King Slam, il torneo esibizione che si è tenuto in Arabia Saudita una settimana fa. Due secondo me i passaggi chiave. Da una parte c’è Casper Ruud, che ha detto “che i cambiamenti devono pur iniziare da qualche parte, e lo sport può essere un inizio”. E personalmente condivido e ne sono convinto da tempo, i muri non vanno costruiti nemmeno quando li costruisci per una buona causa. D’altra parte Giuliani fa notare:
Per carità, se si dovesse praticare sport nei paesi dove c’è un livello accettabile (che poi: qual è?) di diritti civili allora difficilmente usciremmo dall’Europa, però fossimo negli sportivi che vanno a giocare in Arabia, Qatar (nazione che ha letteralmente comprato i mondiali di calcio), Cina e via dicendo, staremmo cauti con le dichiarazioni. Che poi, ad esempio, negli anni '80 McEnroe fece saltare una esibizione in sudafrica con Borg per non farsi strumentalizzare dal governo locale, che ancora praticava l'apartheid. Chiaro?
E quindi, fuor di metafora: va benissimo l’inclusività, ma poi la stessa non deve essere la foglia di fico dietro la quale nascondersi per non dire mai niente, accettare lo status e prendersi gioco dei valori democratici incassando dei bei dollaroni in cambio di un ipocrita silenzio connivente.
Epilogo
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Al termine di questa settimana di Coppe Europee c’è una buona notizia per l’Italia. Che è il terzo posto nel ranking Uefa utile per attribuire i due extra (quest’anno uno è andato proprio all’Italia) nella prossima Champions league. E al di là dei calcoli di probabilità - abbiamo davanti il Portogallo e da qui a fine gennaio ci sono in programma ben 7 scontri diretti tra noi e loro con Lazio e Bologna che ne giocheranno 2, Juventus, Fiorentina e Roma 1 - non possiamo non notare che con tutti i suoi difetti la Serie A, che negli ultimi 5 anni ha performato meglio di Liga e Bundesliga, tornando al secondo posto europeo, anche quest’anno sta facendo meglio dei tornei che le somigliano di più. E insomma, non siamo sostenibili e abbiamo mille problemi economici, siamo pure lenti e noiosi come gli analisti ci ripetono, non giochiamo il calcio più attraente del mondo, ma anche messo come è messo il nostro campo sta autorevolmente in campo con tutti in Europa. E forse a volte soprattutto sul piano tecnico tattico questo modo di stare in campo che sembra un pò fuori dal tempo e controcorrente andrebbe un attimino rivalutato. O quantomeno non bocciato a priori.
PS: ricordandoci sempre che il calcio di club e delle nazionali sono due mondi diversi e che questi risultati non c’entrano nulla con le eventuali fortune della selezione di Luciano Spalletti.
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