[97] C'è una "Superlega" che sfida le Olimpiadi
La stessa critica mossa alla Champions league dell'UEFA viene avanzata dai promotori degli Enhanced Games al CIO denunciando burocrazia e inefficienza, pur con un punto controverso sul doping
Prologo
Questa settimana ho intervistato Aron D’Souza, presidente degli Enhanced Games, i Giochi potenziati, una iniziativa di cui si parla da mesi (io in particolare l’ho fatto di recente in Le alternative olimpiche di Putin e Trump) e che sono stati da più parti etichettati come “Olimpiadi dei dopati” in aperta polemica con Cio e Wada gli organizzatori, sostenuti tra gli altri dagli investimenti di Donald Trump Jr.
L’iniziativa è controversa, soprattutto sul tema doping.
Nell’epilogo (al termine) di questa newsletter, potete leggere in sintesi (e in originale) la mia opinione. Se volete leggere l’intervista integrale invece la trovate in “Giochi potenziati”, si parte con l’ok di Trump.
Qui voglio aggiungere qualcosa, ovvero evidenziare due cose dell’intervista che secondo me meritano una sottolineatura.
La prima è che le parole di D’Souza mi hanno fatto pensare a quelle dei promotori della Superlega, ed è un parallelo che non avevo per nulla chiaro in precedenza. Al termine potenziati viene dato un significato doppio: relativo al doping (il più controverso e di cui si é maggiormente scritto, che mi trova naturalmente attento e critico, benché aperto all’ascolto) ma anche uno politico-economico.
Dice il presidente degli EG:
È ingiusto che i burocrati facciano vita da nababbi, come i presidenti Bach e Infantino, mentre l'atleta medio incassa 30mila euro all'anno. Una medaglia olimpica non ha un riconoscimento economico e dei 4.5 milioni di dollari in diritti tv delle Olimpiadi gli atleti non vedono un centesimo. Inoltre vogliamo un sistema rispettoso delle infrastrutture.
D’Souza parla apertamente di un sistema che “abusa delle tasse dei contribuenti”. Se andiamo a vedere i costi olimpici non possiamo non condividere il suo pensiero su questo punto.
Devo poi aggiungere una cosa, che mi è chiara solo ora che lo ho intervistato. Questa critica mossa al sistema olimpico, se ci pensate, è più importante di quella sul doping, perché mentre sul doping si potrà eventualmente mediare e trovare un punto di equilibrio che stia a media vi tra il tutto libero e l’attuale disciplina (tema lungo, leggetevi l’intervista, non tutto é come sembra), sulla questione economica non c’é mediazione: i privati che hanno investito negli EG non vogliono il doping alle olimpiadi ma vogliono un loro sistema autonomo e indipendente.
Infatti quando gli si chiede del futuro D’Souza ti dice:
Le olimpiadi continueranno ad esistere.
“Ma senza di noi”. Ça va sans dire…
Esattamente come la Superlega: si poteva discutere sulla formula e sulle regole d’ingaggio dei club, ma non su una cosa, ovvero sul fatto che la Superlega per essere tale doveva essere indipendente e fuori dal sistema attuale.
O se preferite è quello che dicevo venerdì in Come vedi il calcio nei prossimi 20 anni? affermando:
Potranno mai tutte queste anime convinvere? Si. Basta volerlo, e basta non metterle tutte dentro la stessa scatola, succederebbe come quando mettete biscotti di diversa consistenza in un contenitore ermetico, diventano immangiabili per osmosi, si snaturano.
La seconda sottolineatura necessaria é una cosa che mi ha fatto molto pensare.
Innanzitutto va premesso che il presidente degli EG, australiano di base a Londra, è laureato in sociologia con un PhD in filosofia legale. Essendo io stesso laureato in sociologia durante l’intervista gli ho appunto chiesto quale fosse il suo background perché ritrovavo nelle sue argomentazioni una venatura appunto sociologica, una sorta di metodologia comune nell’esporre le proprie visioni, oltre che molti rimandi religiosi di scuola protestante.
Aron D’Souza é chiaramente un uomo proteso al futuro, che immagina un futuro (in un modo che si può anche non condividere, sia chiaro) e che lavora per costruirlo.
E tra le cose me ne ha detta una, che va ben oltre il tema dell’intervista, ma che secondo me centra un punto chiave sulla comprensione di un certo modo Europeo di affrontare i temi cruciali del progresso e del futuro.
L’Europa in genere si concentra su quello che può non funzionare, infatti ad esempio al momento non ha una forte industria di Intelligenza Artificiale, mentre negli Stati Uniti si guarda maggiormente a quello che può funzionare. In ogni fenomeno umano di questo tipo ci sono conservatori e libertari.
Mi pare che questa cosa - a prescindere dal fatto che ci si possa sentire più libertari o più conservatori - colga molto il punto rispetto ad un necessario cambio di passo che il nostro continente oggi deve fare: in ogni impresa esistono rischi e opportunità, ma evidenziare solo i primi è tipico di società vecchie e destinate all’estinzione perché troppo a difesa dello status quo. I secondi vanno ponderati, ma é sempre quella la direzione verso cui dirigersi, basta scegliere il passo adeguato.
Questa settimana. Su Fubolitix ho parlato di:
Il relativismo ai tempi di Kolo Come ampiamente prevedibile Muani non sta segnando come nelle prime 3 partite in bianconero: bastava guardare al suo passato per ipotizzare un andamento del genere, abbiamo preferito chiacchierare.
La FIFA nei nuovi equilibri mondiali Mondiale a 64 squadre, l'ennesima assurdità, mentre European Leagues va fino in fondo nella causa alla CGUE e in America il nuovo corso trumpiano incassa la sudditanza di Gianni Infantino.
Maglie da calcio: la pirateria non è solo digitale A volte dimentichiamo facilmente come non solo i diritti di trasmissione, ma l'intero business delle società sportive sia oggetto di contraffazione: una analisi a 360 gradi per capirne i contorni.
Come vedi il calcio dei prossimi 20 anni? La crisi delle istituzioni mondiali sta soprattutto nell'impossibilità di far convivere tutti i significati del gioco. Riflessioni in risposta ad una domanda che mi è stata mandata da un lettore.
Trump. Rimaniamo per un attimo al tema Donald Trump, perché i metodi politici del nuovo presidente americano sono chiaramente un ciclone che sta travolgendo il mondo intero e fissando l’agenda del dibattito politico, ma anche sportivo. Geosport esprime una visione critica nei confronti di Trump, evidenziando come le sue politiche, come l'imposizione di dazi doganali su beni canadesi, abbiano alimentato tensioni economiche e politiche a livello internazionale. Secondo Chadwick, Trump sembra comprendere il potere simbolico dello sport nel canalizzare il dissenso politico, come evidenziato dal boicottaggio e dalle proteste dei tifosi canadesi. L'autore sottolinea come questi gesti sportivi si trasformino rapidamente in movimenti economici globali, con consumatori e imprese che rispondono a emozioni politiche, dimostrando il crescente impatto delle dinamiche politiche sul comportamento economico globale. È un punto che condivido e che di fatto ho toccato due volte questa settimana. Nell’intervista sopra a Aron D’Souza l’intervistato dichiara: C'è molto di cui essere in accordo o in disaccordo con Donald Trump, ma la cosa più interessante è che lui sta mettendo tutto in discussione, in particolare le istituzioni internazionali come l’Oms ed altre. E io stesso avevo accennato a questa messa in discussione nei giorni scorsi in La FIFA nei nuovi equilibri mondiali cogliendo quello che secondo me è il vero punto della questione:
Trump mette in discussione tutto, tranne ciò che si piega al suo volere…
Lo ha capito bene proprio Gianni Infantino che nei primi 100 giorni della nuova presidenza americana ha rimarcato in tutti i modi possibili (qui, qui e qui alcuni esempi) la sua sudditanza al nuovo leader.
Scommesse. ilPost ha assunto un tono fortemente critico sul tema del ritorno delle pubblicità delle scommesse in Italia al punto da fare di tutta l’erba un fascio: secondo il giornale online le pubblicità delle scommesse nel calcio non avvantaggiano solo le agenzie di scommesse, ma coinvolgono anche società sportive, mezzi di informazione e alcuni influencer. E per questo non si parla dei danni della ludopatia.
Rigori e regolamenti. The Athletic è tornato sul rigore annullato all’Atletico Madrid, di cui ho parlato nell’outro di ieri, ed ha sottolineato l’assurdità della decisione arbitrale di annullare il rigore di Álvarez. La testata americana ha toccato un punto a cui non avevo pensato, ma molto condivisibile: è paradossale che un portiere che si muove in anticipo possa concedere una ripetizione del tiro, mentre un doppio tocco involontario, impossibile da pianificare, porti all’annullamento senza appello. Il regolamento è chiaro, ma la sua applicazione sembra penalizzare un errore casuale più di un’infrazione deliberata. La decisione ha cambiato l’inerzia del match, spianando la strada all’ennesima vittoria del Real Madrid contro l’Atletico in Champions. Un destino che, come suggerisce amaramente il pezzo, sembra scritto da un dio che non tifa rojiblanco.
Trend. C’è un dato che è impossibile ignorare, e riguarda gli sport femminili: nel 2024 la crescita dell’advertising relativo alle discipline delle donne è cresciuto negli USA del 139%. Si tratta di un dato che fa seguito al successo dei contenuti degli sport olimpici femminili a Parigi 2024 che hanno coperto il 53% delle visualizzazioni totali (trovate tutto su questo ottimo report di RedTorch) a fronte di una copertura media inferiore, pari al 43%. È un trend interessante che evidenzia come gli appassionati si stiano orientando in maniera diversa rispetto alle scelte dei media, ed evidenzia soprattutto quello che è uno dei lati positivi del consumo di sport attraverso i social, ovvero il fatto che ciascuno può scegliere più di prima su cosa concentrare la sua attenzione (anche se non certo al 100%).
Intanto i sauditi… torna la fortunata rubrica sulle mosse arabe nello sport. L’ultima in ordine di tempo è veramente tricky, come dicono a Londra. La WTA ha introdotto per la prima volta un congedo di maternità retribuito per le giocatrici, offrendo fino a 12 mesi di congedo pagato, finanziato dal Fondo di Investimento Pubblico dell'Arabia Saudita. L'iniziativa include anche il sostegno per trattamenti di fertilità e garantisce una maggiore flessibilità per le atlete che vogliono conciliare carriera e famiglia. Le giocatrici devono aver partecipato a un numero minimo di tornei per essere eleggibili, e potranno usare il loro ranking per rientrare più facilmente nella competizione. Mi raccomando, non chiamatelo sportwashing.
Il brand Ferrari. Simon Chadwick su Geosport analizza il tentativo di Ferrari di ringiovanire il proprio brand sfruttando la nostalgia e la celebrità di Lewis Hamilton. Ferrari cerca di attrarre un pubblico più giovane senza alienare gli ex-yuppies che ora possono permettersi le sue auto. Ma questa strategia funziona davvero? L’associazione di Hamilton con icone pop come Kim Kardashian modernizza Ferrari o maschera solo la difficoltà del marchio a restare rilevante? L’ironia è evidente: un tempo simbolo di esclusività, Ferrari sembra ora inseguire disperatamente l’idea di “cool” di massa.
Epilogo
.
Gli Enhanced Games (EG), o Giochi Potenziati, rappresentano una sfida al modello olimpico tradizionale, sollevando questioni sia economiche sia legali. Qui trovate il mio commento integrale pubblicato da ilNordEst.it. Nel prologo ho detto del tema economico, qui ci tengo invece a evidenziare il lato più controverso, quello legale-sanitario. Premettendo che non sono uno scienziato, e che nel merito di queste vicende credo debba esprimersi solo chi ha i titoli per farlo, tengo invece a fare una considerazione di metodo, che prendo da un recente libro di April Henning e Paul Dimeo, «Doping una storia di sport» (edito da 66thand2nd), che spiega come l’antidoping ed il sistema Wada vadano considerati non in quanto in grado di evitare il doping, ma di regolarlo entro parametri considerati non lesivi della salute. E qui entrano in gioco il mondo della scienza, con la sua complessità su cui è difficile sindacare a priori, e nuovamente quello politico, atto a fissare i paletti legali, e che naturalmente é inevitabile. Lo dico, e concludo, perché si può essere totalmente favorevoli alla Wada, o totalmente contrari al sistema, oppure lo si può essere a giorni alterni in base alla simpatia per l’atleta incriminato, ma non bisogna mai dimenticare che alla fine, Wada o non Wada, ci sono due aspetti che non possono essere elusi: il primo è che la farmacologia oggi è dentro tutti gli aspetti della nostra vita, e che è già nello sport, anche in forma legale (ricordate i processi per doping che si sarebbero dovuti chiamare “per abuso di farmaci” e che quindi finirono praticamente in un nulla di fatto? ecco…) e non può essere in alcun modo azzerata; il secondo, di conseguenza, è che non stiamo parlando di bianco o nero ma di dove fissare l’asticella dei limiti, e che quantomeno su una cosa dovremmo tutti essere d’accordo con i promotori degli EG, ed è il fatto che i controlli dovrebbero essere costanti e preventivi, soprattutto a certi livelli, a tutela della salute degli atleti, e non solo successivi e limitati ai medagliati, a tutela della correttezza dei risultati.
Davvero molto interessante la NL di oggi. Grazie.
Mi viene da dire che il punto è sempre il solito: per quanto usino come pretesto gli EG il non riconoscimento agli atleti dei guadagni delle Olimpiadi (punto su cui si può essere d’accordo), la verità è sempre la stessa: sia gli uni che gli altri (EG e CIO e qualunque altra lega) mettono all’ultimo posto gli atleti. Lo si vede anche negli sport “minori” come lo Sci. Gareggiare sempre e a ogni costo, sbattendosene della visibilità e della sicurezza.
Idem nel calcio: sempre più partite.
Il problema è che il sistema non regge, lo spettacolo scende perché gli atleti non riescono a star dietro. E il pubblico pure mi viene da dire. Ed ecco che la soluzione del “via libera al doping” pare sensata a chi investe.
Di nuovo, non considerando gli atleti.
Poi a me spaventa sempre la concezione americana dello sport, troppo spesso prodotto televisivo-spettacolo. Con tutte le problematiche che ne derivano (pochi posti per entrare come atleta, numero chiuso -> élite).
E quando prendiamo anche noi quella piega, beh, il rischio che finisca tutto è dietro l’angolo.
Perdonami non volevo gettare negatività 😅