Perché nessuno si fa un Canale di Lega?
Non solo Serie A, anche la Premier League e le maggiori leghe americane discutono da anni sul tema, ma nessuno ha mai osato ripudiare i broadcaster, che rimangono la gallina dalle uova d'oro.
Berlino, 23 Agosto 2024
Un giorno mia moglie è scoppiata a piangere e mi ha detto: “Tu ami il calcio più di me”. A essere onesti, le ho risposto: “Beh, è vero. Però amo più te del basket”. (Charlie Winkler)
Qualche mese fa scrissi un post in cui spiegavo, come mi capita di fare a volte, perchè i cosiddetti “Canali di Lega” sono ormai diventati il classico spauracchio che non fa paura a nessuno.
Ora, proviamo a distinguere quello che viene detto da quello che normalmente si tende a voler capire.
Il tifoso medio in particolare pensa e capisce questo: Canale di Lega vuol dire autoproduzione delle partite, prezzi più bassi rispetto ai broadcaster e accesso al 100% delle partite della mia squadra del cuore.
Non è così.
L’ultimo bando per i diritti tv della Serie A invece riportava:
il Canale lineare e/o on demand sarà commercializzato, in forma non esclusiva, in modalità B2C (direttamente al consumatore, ndr) o in modalità B2B2C (con un’emittente che rivende il prodotto finito al consumatore, ndr) anche mediante accordo di distribuzione con soggetti terzi, da individuarsi senza vincolo di procedure e in regime di autonomia privata.
E qui troviamo due concetti chiari:
B2B2C: significa che si cercherebbe un partner produttore del suddetto canale. Un po’ quello che è successo in Francia con MediaPro (che peraltro anni fa era stata vicinissima anche ad un accordo con la Serie A): sappiamo come è finita.
“sarà commercializzato, in forma non esclusiva” è invece la formula usata per dire sostanzialmente che nessuno pensa nemmeno lontanamente che un canale di Lega sia un buon affare, soprattutto nel breve periodo. Nessuno, quindi, intende comunque rinunciare agli accordi con i broadcaster.
In sostanza, più che ad un canale di Lega autoprodotto la Serie A pensa a qualcuno che se ne assuma il rischio imprenditoriale (della scarsa propensione a investire rischiando avevo parlato qui).
L’ultima in ordine di tempo a parlare di Canale di Lega è stata la Serie B, prima degli accordi con DAZN e con Amazon per la trasmissione delle partite della prossima stagione.
Ma non voglio parlare solo di Italia, l’Inghilterra stessa ci mise anni a sostituire Richard Scudamore, finendo poi per confermare il ceo ad interim Richard Masters, dopo aver bucato due candidature forti, quella di Susanna Dinnange e di David Pemsel (quest’ultimo ufficialmente per uno scandalo legato al leak di alcuni messaggi personali).
Entrambi provenienti dal mondo televisivo, dovevano essere i driver di una nuova era, ma non entrarono mai in servizio.
Dopo di che noi italiani non ci facciamo mancare mai niente, ed allora è bene ricordare che un esperimento in tale direzione fu Gioco Calcio, piattaforma promossa dai club medio piccoli, quando i diritti si vendevano individualmente e questi erano scontenti delle offerte che ricevevano per le loro partite casalinghe, in vista della stagione 2003/04. Un esperimento nato morto che potete rileggere su Wikipedia.
E che accade in America?
L’NBA, dicono i tifosi italiani sui social, ha la sua piattaforma. Ma questo vale se vivi in Italia, mentre la situazione reale è che se vivi in USA ci sono accordi di trasmissione locale e quindi non puoi fare alcun abbonamento al 100% delle partite e per vedere il club locale devi rimetterti alle esclusive dei broadcasters.
Piccola parentesi qui per dire - per chi non lo sapesse - che i diritti hanno valori che variano fortemente a livello geografico. Un torneo come la Serie A che può arrivare a valere un miliardo sul territorio italiano arriva a circa il 25-30% del suo valore nel resto del mondo nella migliore delle ipotesi.
È il motivo per cui in Italia vedi tutta la Serie A ad un prezzo doppio o triplo rispetto a quanto la paghi in Germania, sulla stessa piattaforma, per dire. E questa cosa vale per tutti i paesi e tutti gli sport. In Italia addirittura vediamo partite di Premier League che non sono trasmesse in UK.
Su questa cosa da qualche mese l’Europa è particolarmente attiva, ma il superamento nel breve non sembra facile, anche se la strada è segnata: se si vuole difendere il consumatore non ha alcun senso che la stessa partita costi a me tifoso più o meno in base a dove la vedo.
Questo per dire che lo stesso meccanismo è in atto anche negli USA, paese ben più integrato economicamente dell’Unione Europea, ma che a favor di business tutela il geoblocking, ad esempio sulla NBA.
Più controversa la situazione della NFL di cui avevo riferito nel numero 43 di Fubolitix chiamandola “canale di Lega al contrario”. Sostanzialmente la NFL avrebbe voluto investire lei stessa in ESPN anziché promuovere una sua piattaforma.
Non solo. Jeffrey Lurie, proprietario dei Philadelphia Eagles, ha spiegao qualche settimana fa (a Yardbarker)che la NFL continuerà a trasmettere la maggior parte delle partite sulla TV tradizionale, nonostante la crescente importanza delle piattaforme di streaming, ritenendo che la popolarità della NFL dipenda dal fatto che la maggior parte delle partite sia accessibile gratuitamente.
Insomma, gira e rigira su un punto tutti sembrano convenire: nessuno fa i Canali di Lega perché i canali di lega:
costano troppo;
non garantiscono ritorni immediati
l’attuale struttura dei ricavi di club e leghe è troppo dipendente da quanto garantito dai broadcaster.
Hai voglia a minacciare ogni volta di renderti autonomo, si fa la figura del bambino che minaccia i genitori di andarsene da casa salvo poi ricredersi una volta arrivato sulla porta.
La credibilità non è mai stata un optional.
Note a margine.
Diritti tv Bundesliga in tribunale. Conflitto aperto tra DAZN e la Bundesliga (che inizia questa sera) sull'assegnazione dei diritti TV per il periodo 2025-2029. DAZN ha accusato la Deutsche Fußball Liga (DFL) di favoritismo, affermando che, nonostante avesse presentato l'offerta più alta per il pacchetto B (circa 400 milioni di euro), la DFL ha comunque assegnato questi diritti a Sky, che ha offerto una cifra inferiore. DAZN sostiene che l'offerta di Sky sia di circa il 20% inferiore rispetto alla sua, il che dovrebbe portare all'assegnazione automatica a DAZN secondo le regole. Tuttavia, la DFL ha chiesto una garanzia bancaria in tempi molto stretti, richiesta che DAZN non ha potuto soddisfare immediatamente. L’intera vicenda è stata seguita passo passo da CF (in particolare qui e qui).
Life of Sven. Amazon ha rilasciato un documentario sulla vita di Sven-Göran Eriksson, ex allenatore dell'Inghilterra, che affronta il suo viaggio personale mentre lotta contro un cancro al pancreas. Eriksson riflette sulla sua carriera calcistica e sulla sua vita privata, inclusi successi con club come Lazio, Benfica e il ruolo di primo allenatore straniero della nazionale inglese. Il film include toccanti riflessioni sulla sua eredità e un messaggio finale ai tifosi, con uno sguardo onesto sul suo vissuto e sul futuro.
Non a caso. Dicevo sopra dell’interesse dell’NFL per ESPN, parte del portafoglio di streaming di Disney, che stando agli ultimi report, ha dato un contributo fondamentale a ottenere il primo profitto nella storia del settore streaming della compagnia, nonostante i costi elevati. Questo traguardo è stato raggiunto grazie alla crescita degli abbonamenti e all'aumento dei ricavi pubblicitari. ESPN ha giocato un ruolo cruciale, dimostrando come contenuti sportivi esclusivi possano generare un ritorno positivo significativo. Il successo di Disney nel settore streaming segna un punto di svolta importante per la compagnia, che sta affrontando sfide notevoli nel settore digitale.
Outro.
E adesso?
L’UEFA ha annunciato una nuova partnership con Bet365, che diventa il loro sponsor di scommesse per il ciclo 2024-2027 della Champions League.
Questo accordo segna un'importante evoluzione nella strategia di sponsorizzazione dell'UEFA, evidenziando un crescente interesse e accettazione del settore delle scommesse sportive nel calcio.
La partnership permetterà a Bet365 di avere una visibilità significativa durante le competizioni europee, mentre UEFA mira a sfruttare le opportunità commerciali offerte dalle scommesse per aumentare i ricavi e migliorare l'esperienza del pubblico.
Sono proprio curioso di capire come questa partnership si adatterà alle limitazioni italiane sulle sponsorizzazioni delle compagnie di scommesse.
Di questo tema ho parlato in questi giorni ad esempio a proposito dello sponsor dell’Inter. Tuttavia rimane chiaro che a livello media l’integrazione dei mercati pone problemi molto più ampi che non si scavalcano semplicemente con una limitazione nazionale.
That’s all folks! A presto!
Giovanni