[75] La guerra fredda nel calcio europeo
Dopo lo scontro aperto, vinto politicamente dall'Uefa, ma giuridicamente dalle istanze superleghiste, siamo entrati in una nuova era: le coppe europee non hanno più l'esclusiva, è tutti contro tutti
Berlino, 21 settembre 2024
Prologo
È passato quasi nel silenzio il mancato rinnovo dell’accordo tra le leghe europee e l’Uefa, di cui ho parlato questa settimana nell’outro di Euro IVC, che toglie l’esclusiva alla federazione europea sulle partite giocate nei turni infrasettimanali. In Inghilterra si è giocato un turno di Coppa di Lega. In Spagna è scesa in campo la Liga e in Turchia la Super Lig. Non è la prima volta (accadde pure l’anno scorso) ma se prima la situazione era occasionale e inevitabile qui stiamo invece parlando di una stagiona con programmazioni sovrapposte fin dall’inizio. Tutti contro tutti mentre i dirigenti a partire dall’ad della Lega Calcio, Luigi De Siervo, dicono apertamente che ormai la Champions League è un competitor che toglie soldi e appeal ai campionati. In un mondo - quello del calcio - in cui l’unico destino collettivo è quello dei tifosi, ed è anche quello che non interessa a nessuno, contano solo i destini individuali dei dirigenti e degli investitori, ed all’orizzonte nessuno ha la soluzione per uscire dal pantano.
Ne ho scritto ampiamente su Il Riformista nell’edizione di oggi.
Mondiale flop? A conferma del momento particolarmente difficile Gianni Infantino, presidente della FIFA, ha convocato una riunione d'emergenza per risolvere lo stallo sui diritti TV del nuovo Mondiale per Club, previsto nel 2025. Le trattative con Apple sono fallite, e le emittenti sono riluttanti a investire a causa dell'assenza di squadre popolari come Manchester United e Barcellona. Anche le negoziazioni con gli sponsor sono in difficoltà. Infantino ha chiesto aiuto a Nasser Al-Khelaifi (PSG, è anche leader dell’ECA, l’associazione dei club) per trovare una soluzione. Quel che è chiaro è che i 50 milioni per squadra promessi alle partecipanti sono un miraggio.
Diego come il Che. Se avete vissuto Diego Armando Maradona quando era un calciatore in attività, con tutte le contraddizioni che da sempre ha portato con sé, troverete assolutamente surreale la situazione correttamente descritta nei giorni scorsi da DestinationCalcio che racconta come la sua immagine sia diventata un simbolo universale. Un esempio importante è il murale di 45 metri a Buenos Aires, creato da Martín Ron, a Buenos Aires, ma anche in città come Napoli, dove il quartiere dei Quartieri Spagnoli è divenuto meta di pellegrinaggio. Esempi ne troviamo in tutto il mondo, inclusi luoghi lontani come Iraq, Siria, Nuova Zelanda e Libano. Maradona in vita si unì ai peggiori dittatori, sostenne il pretestuoso attacco delle Isole Falkland quando i colonnelli provarono a titillare l’orgoglio nazionalista per distogliere la gente dalla crisi economica, fu amico di Hugo Chavez e Fidel Castro fino a trovare riparo tra i doni degli sceicchi del Golfo Persico. Ma oggi è rumorosamente celebrato come simbolo di resistenza politica. Il libro Murales De D10S, scritto dal giornalista Nico Reyes e dal professore Maximo Randrup, raccoglie immagini di murales dedicati a Maradona in oltre 30 paesi. Maradona viene definito "il più umano degli dei". Una sorta di riedizione del Che Guevara qualche decennio dopo capace, di toccare lo stesso livello di astrazione surreale: fuori dalla storia e dalla realtà.
Pochettino. Da adolescente ero un avido lettore del Guerin Sportivo, divenuto purtroppo negli anni un orologio fermo che come tutti gli orologi fermi batte l’ora giusta due volte al giorno. Per diverso tempo ho anche pensato che al Guerin in prossimità dell’ora giusta qualcuno stesse spostando le lancette, ma nei giorni scorsi mi sono imbattuto in una interessante analisi della figura manageriale di Mauricio Pochettino: “l'unico tecnico che Guardiola non abbia ricoperto di complimenti”. Raccontando l’ingaggio di Pochettino da parte della Federazione Statunitense viene ripreso ciò che dicevo a fine maggio in “L’epoca degli allenatori d’azienda”. In particolare scrive il Guerino:
Con tutto questo non vogliamo dire che Pochettino sia un cattivo allenatore (…) ma soltanto che i criteri di selezione degli allenatori sono molto cambiati negli ultimi anni: chi si presenta bene, con il phisique du rôle dell'aziendalista, non disturba, e ha un buon curriculum, pur passando di buonuscita in buonuscita, è tenuto più in considerazione dei veri 'serial winner' o comunque di allenatori palesemente migliori.
Nuove identità sportive. Karim Zidan questa settimana parla di come il Ju jitsu in Brasile e lo Yoga in India siano diventati due sport in grado di delineare l’identità aziendale, incentivare il turismo e diventare parte di una vera e propria strategia di softpower. Il suo Sports Politika offre sempre spunti interessanti ma in questo filone di nuove identità sportive risulta essere particolarmente illuminante.
Incredibile nei Paesi Bassi. (ilPost) L'Ajax ha giocato solo due delle prime cinque partite della Eredivisie a causa di uno sciopero della polizia olandese, che chiede il pensionamento anticipato. Le forze dell'ordine stanno scioperando durante eventi come le partite di calcio per creare disagio senza compromettere la sicurezza pubblica. Tre partite dell'Ajax sono state rinviate, compresa quella contro il Feyenoord. I tifosi dell'Ajax hanno protestato contro questa situazione, e - ironia della sorte - alcuni sono stati arrestati dalla polizia che quel giorno non scioperava.
Fusione. Le leghe di rugby di Inghilterra e Irlanda stanno pensando ad una fusione per creare una fortissima lega in grado di diventare la prima al mondo nello sport. Il tema del superamento delle identità nazionali rimane un tema centrale nel futuro dello sport e l’Inghilterra conferma l’ipocrisia che portò alla bocciatura della Superlega ma all’accettazione di qualsiasi cosa simile a quella negli altri sport. Eloquente il commento di Sportspromedia:
Dopo diversi anni di turbolenze finanziarie, che hanno visto Wasps, Worcester e London Irish andare in amministrazione controllata, la Premiership Rugby sta valutando diverse opzioni per migliorare le sue prospettive commerciali. Un campionato britannico e irlandese potrebbe sembrare la più allettante (…) un campionato inglese e gallese combinato offrirebbe la possibilità di rinnovare le rivalità tra club tra le due nazioni che erano così popolari nell'era amatoriale del rugby union. L'idea venne proposta nel 1999 ma respinta dalla Welsh Rugby Union (WRU). I club, che stanno cercando di mantenere bassi i costi, avrebbero bisogno di aumentare le dimensioni delle loro squadre per far fronte alle partite extra, ad esempio. Le squadre di Premiership Rugby già favorevoli a una fusione avrebbero anche bisogno di ottenere il supporto di tutti e dieci i club. Tuttavia, con il rugby nazionale dei club in Europa che deve ancora affrontare notevoli sfide finanziarie, sembra che tutte le opzioni siano sul tavolo.
Intanto gli arabi… Il fondo saudita SURJ Sports Investment, sostenuto dal Public Investment Fund (PIF) dell'Arabia Saudita, ha espresso interesse nell'acquisire una quota di minoranza nell'EuroLeague di basket. La lega, attraverso la sua società madre EuroLeague Commercial Assets, è aperta alla vendita di circa un terzo della sua attività, con una valutazione stimata di 1 miliardo di dollari. SURJ è in trattative con la banca LionTree per facilitare l'acquisizione e sta considerando di collaborare con il fondo di private equity General Atlantic. L'investimento segue altre operazioni di SURJ nel mondo dello sport, inclusi investimenti nella lega di arti marziali PFL e sponsorizzazioni di squadre della Saudi Pro League. Tuttavia, il fondo saudita potrebbe affrontare la concorrenza del gruppo di private equity BC Partners, anch'esso interessato a una quota nell'EuroLeague.
Colosso. Il gruppo sportivo più potente esistente sulla terra non é il City Football Group guidato dal Manchester Citi ma secondo Front Office Sports è Rogers Communications, che sta consolidando la sua posizione nel panorama sportivo canadese attraverso un investimento da 3,46 miliardi di dollari canadesi in Maple Leaf Sports & Entertainment (MLSE), società che possiede importanti franchigie sportive come i Toronto Maple Leafs (NHL), i Toronto Raptors (NBA) e i Toronto FC (MLS). Questa mossa, avvenuta nel contesto di una crescente concorrenza per i diritti di trasmissione sportiva, rafforza ulteriormente il controllo di Rogers sul mercato sportivo canadese, in collaborazione con Bell, che possiede il restante 50% della società. L'acquisizione rientra in una strategia di diversificazione, in cui i colossi delle telecomunicazioni utilizzano il controllo di squadre e eventi sportivi per promuovere i loro servizi di rete e TV. MLSE è valutata complessivamente intorno agli 8 miliardi di dollari, e il valore delle quote di Rogers e Bell è triplicato dal loro primo investimento nel 2012.
Epilogo
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Questa settimana su Fubolitix:
Conte in volo a bassa quota, 13 anni dopo. La partenza del Napoli e le analogie con quella della sua prima Juventus 2011/12: bella notizia per la Serie A la cui competizione interna cresce e per DeLa che ha festeggiato 20 anni di presidenza
Manchester City: non uno ma due processi. E un incredibile precedente. La causa alla Premier League in nome della libera concorrenza precederà il verdetto sul FFP inglese e potrebbe stravolgerlo, anche se tutti parlano solo del processo iniziato in questi giorni.
La Champions League ha mangiato il calcio. Il 72% del montepremi delle Coppe europee nelle tasche dei club maggiori. Agli altri le briciole, ma la retorica del calcio del popolo è sovrana retta da Salary Cap fasulli che alimentano le disparità
Yildiz, Juve revival e i pregiudizi di Boban. Allo Stadium aleggiano i ricordi del '95, contro le inglesi tiene solo l'Inter a Manchester, mentre a Sky l'opinionista critica il turco con un vecchio cliché infondato: “non alza mai la testa”