[78] Serie A vendesi, capitali italiani in minoranza
Si va verso una maggioranza di capitali stranieri, già al 50% da inizio stagione: non una notizia bella o brutta, ma la conferma del posizionamento dell'imprenditoria nazionale nel calcio
Berlino, 31 agosto 2024
Prologo
In questi ultimi due giorni c’è stata una raffica di notizie sulle cessioni delle società di Serie A. Dopo che già il Genoa era stato messo in vendita da 777 Partners (ne ho parlato nelle note a margine dell’IVC di lunedì), ad essere state messe in vendita sono il Monza (con interesse del miliardario italo americano Mario Gabelli attraverso Gamco Investors) e l’Empoli di Fabrizio Corsi, proprietario da 33 anni. Sempre in settimana Kyle Krause è salito al 99% del Parma, rilevando quote residue da Nuovo Inizio, la società che riunisce gli imprenditori parmigiani Guido Barilla, Giampaolo Dallara, Mauro Del Rio, Angelo Gandolfi, Marco Ferrari, Giacomo Malmesi, Paolo e Pietro Pizzarotti, in una serie A sempre più appetibile per i fondi stranieri. Aggiungiamo che attualmente le prime 2 squadre in classifica in Serie B sono il Pisa ed lo Spezia, entrambe a maggioranza di capitale straniero, e che nelle prime 10 posizioni troviamo anche Cesena e Palermo, con questi ultimi (City Football Group) particolarmente ambiziosi e orientati a riportare presto il club in A. Da inizio anno sono 10 su 20 le società controllate da capitali straneri, quindi presto potremmo avere una Serie A a maggioranza non italiana (americana in particolare) pur con situazioni molto diverse. Il Monza è salito grazie a 267 milioni immessi a vario titolo dai Berlusconi da settembre 2018 ad oggi, una cifra mostre razionalmente insostenibile per chiunque: sarà interessante seguire l’ardua opera di riequilibrio. L’Empoli vanta una delle proprietà di più lungo corso, e l’impressione è che si possa prefigurare un futuro tipo Atalanta: proprietà straniera che conferma massima fiducia al management italiano senza soluzione di continuità. Il modello del Parma invece è filantropico per ammissione del suo stesso presidente. Del Genoa e dei guai di 777 ho già parlato diffusamente in varie newsletter (tra le quali “777 Partners e il Genoa, ombre sul futuro” datata 18 giugno 2024). La realtà in generale rimane quella che descrivevo a inizio stagione in “Serie A a stelle e strisce”:
Fin qui non ci sono state, dal punto di vista collettivo, novità rilevanti. La vera svolta sarebbe se questi investitori facessero cartello ed iniziassero a darsi delle linee guida imprenditoriali per gestire il nostro calcio. Ai tifosi non piace molto pensare che i loro club siano in mano a gente che a fine anno ha tra le priorità quella di chiudere in utile, migliorare i conti, rendere magari il club rivendibile. Ma la sostenibilità anche economica nello sport moderno deve essere ricordata quotidianamente come obiettivo e come valore.
Fin qui, in sostanza, gli americani sono arrivati ma tranne rare eccezioni stanno gestendo le società “all’italiana” (un po’ per volontà, un po’ per difficoltà a fare breccia nelle nostre istituzioni sportive e politiche, leggi capitolo stadi) e non stanno imprimendo alcuna svolta di sistema: caso emblematico è la Roma che a grandi linee negli ultimi 15 anni ha cambiato tanti assetti societari quanti ne aveva cambiati nei 30 precedenti. Senza vivere momenti particolarmente floridi sul piano economico.
QUESTA SETTIMANA. Su Fubolitix ho parlato di:
Napoli capolista, la metamorfosi. Antonio Conte ha posto le basi per una squadra diametralmente opposta rispetto al passato, ma di nuovo vincente. Segue l'Inter, e occhio alla Lazio che per i punti attesi dovrebbe trovarsi davanti a tutti.
La sentenza Diarra sarà una Bosman-2? Per ora hanno vinto soprattutto gli avvocati, che avranno maggior voce in capitolo in fase di trattativa e nelle controversie: di certo le normative sportive dopo l’ennesima sconfitta in tribunale, a fronte di calciatori ricorrenti, non godono di particolare salute.
La fine dei diritti tv (per come li abbiamo conosciuti). Mercato in evoluzione tra chi chiede di investire nelle autoproduzioni, i sauditi che vogliono prendere un pezzo di Dazn e un mercato sportivo che nonostante i miliardi non è mai sostenibile
Si può essere tifosi senza essere ultras? Il tifo organizzato gode di un successo che si manifesta attraverso linguaggi e identità comunemente accettati anche da chi non va in curva, ma che spesso ribaltano significati e significanti.
Riflessioni sulla crisi scozzese. Il Guardian in settimana ha pubblicato un articolo sul pessimo stato del calcio scozzese, in seguito alla pesante sconfitta del Celtic contro il Borussia Dortmund (7-1) che è solo l'ultimo segnale di questo declino. La disamina: livello basso, tattiche superate, giovani talenti non sviluppati e una gestione pigra che permette l'ingresso di giocatori stranieri mediocri, bloccando così la crescita dei talenti locali. È un approccio analitico che mi trova fortemente critico. Ha ancora senso nel 2024 parlare di movimenti nazionali raccontando un piano squisitamente tecnico senza analizzare la realtà politico-economica? A questa disamina si potrebbe contrapporre il fatto che pur nel declino dei club la nazionale scozzese sta al contempo godendo del miglior momento storico da Francia ‘98 in poi (ed è pure in prima divisione di Nations League a differenza dell’Inghilterra, per dire). “Le squadre scozzesi - rileva il Guardian - sono molto distanti dal livello delle principali leghe europee, e il Celtic, in quanto club di gran lunga più forte in Scozia, dovrebbe essere in prima linea per chiedere una riforma del calcio scozzese, ma non lo fa”. E qui si cade nella solita contraddizione tipica degli inglesi, che prima o poi dovranno fare pace con se stessi, perché: o difendiamo lo status quo di un movimento calcistico europeo basato sul peso federale delle nazioni, oppure andiamo nella direzione opposta. L’Inghilterra nell’opposizione alla Superlega é diventata la principale alleata dell’Uefa, e non risulta che il Guardian si sia distinto per profondità di analisi provando a raccontare una storia diversa ai tifosi. Così come risulta che sul tema la politica inglese sia sostanzialmente unanime, da destra a sinistra, come ho raccontato nell’Outro di “Calcio e nazionalismo binomio solido“. Ad oggi, per come le squadre si finanziano, anche attraverso le coppe europee, non ha alcun senso parlare di progetti di unificazione leghe (la Scozia parlò con Olanda, Danimarca e Belgio di una lega Atlantica poi abbandonata) che farebbero solo perdere introiti che (pur in misura inferiore rispetto ai primi del ranking Uefa) restano distribuiti su base federale così come su base federale sono assegnati i posti per partecipare alle coppe.
La Superlega africana, guardacaso. Un consulente media e commentatore africano di calcio, Mamadou Gaye, ha inviato una lettera ai membri del Comitato Esecutivo della Confederazione Africana di Calcio (CAF), avvertendo che l’ingerenza FIFA sulla CAF potrebbe portare ad una profonda crisi. Gaye critica il progetto della Super League africana, sostenendo che cannibalizzerà la Champions League africana e la CAF Cup. L'accusa - identica alle opposizioni alla omonima manifestazione europea - è che si metta in pericolo il futuro del calcio africano e viene esortata un'azione per salvare l'autonomia del calcio africano. Inoltre Gaye sostiene - non senza una qualche ragione - che la leadership della CAF sia in realtà indirizzata dalla FIFA. Di questo tema avevo parlato agli albori di Fubolitix in “Le Superleghe degli altri” spiegando come fosse incredibile che ciò che veniva proibito in Europa fosse apertamente sostenuto dalla FIFA in Africa, e come nessuno parlasse dell’MLS in termini anti-meritocratici, visto che quella è una lega chiusa totalmente diversa dal modello calcistico europeo e sulla falsariga dei più importanti sport americani. Ora: si può essere d’accordo o meno con le tesi di Gueye (io non lo sono), ma non vi è ombra di dubbio che ad oggi le federazioni internazionali stiano costantemente enunciando principi che sono pronte a trasgredire apertamente il giorno dopo, o anche il giorno stesso: ma in un ambiente diverso agendo su base puramente politico - affaristico - opportunistica.
Sciopero. Ibrahima Konaté, difensore del Liverpool e della nazionale francese, ha espresso sostegno a uno sciopero dei calciatori contro il calendario sovraccarico delle partite. Molti giocatori e allenatori, incluso Rodri del Manchester City, hanno denunciato il numero crescente di match, citando preoccupazioni per la salute. FIFPRO, il sindacato globale dei calciatori, sta preparando un reclamo contro il calendario internazionale presso le autorità europee. Konaté ha dichiarato che, se un movimento per migliorare la situazione dovesse emergere, lo appoggerebbe insieme agli altri giocatori. Dell’eventualità (e delle modalità) di un eventuale sciopero avevo parlato in “I calciatori sciopereranno davvero?”. Per me dovrebbero rifiutarsi di rispondere alla chiamata delle nazionali.
Gli sponsor non sono in salute. Un articolo di Frank Lawley su SporstProMedia critica l’attuale gestione delle sponsorizzazioni indicando che al momento non si stanno sviluppando in pieno le potenzialità dell’esposizione dei brand attraverso lo sport. Una ricerca suggerisce che una strategia di partnership guidata dalla creatività potrebbe aumentare il ritorno sugli investimenti di oltre il 50 percento. E Lawley in maniera decisamente drastica spiega perché le aziende sono di fronte ad un bivio: adattarsi o morire. Le sponsorizzazioni dovrebbero andare oltre la semplice visibilità, mirando a coinvolgere i consumatori in esperienze autentiche, utilizzando dati e tecnologia per creare contenuti personalizzati. Con un occhio di riguardo alle opportunità per migliorare il benessere delle comunità, aumentando l'impatto positivo dei marchi nel settore sportivo.
La crescita del rugby… World Rugby sta discutendo un investimento per espandere il rugby negli Stati Uniti, in vista dei prossimi Mondiali di Rugby nel 2031 e 2033. La federazione sudafricana (SARU) è coinvolta nelle trattative, evidenziando un interesse condiviso per lo sviluppo del rugby a livello locale. L'obiettivo è creare una base solida per il rugby negli USA, con strategie per attrarre nuovi giocatori e fan. Le discussioni includono anche opportunità di collaborazione con la Major League Rugby (MLR).
…e dell’hockey. La NHL ha varato un programma di crescita internazionale per la stagione 2024-25, iniziando con due partite a Praga. Le squadre Buffalo Sabres e New Jersey Devils si sono affrontate il 4 e il 5 ottobre 2024 all'O2 Arena, in un evento che fa parte del Global Series. L'inizio ufficiale delle partite in Nord America è avvenuto il 9 ottobre. La NHL ha l'obiettivo concreto di espandere la propria audience a livello globale e di promuovere il gioco all'estero. Nel programma sono incluse anche partite in Finlandia e Germania.
Moneyball addio. Dopo 57 stagioni, gli Oakland A’s a fine settembre hanno giocato la loro ultima partita al Coliseum, segnando la fine di un’era storica per la città. Gli A’s sono la squadra narrata in Moneyball: libro e film sull’applicazione della data analysis nello sport. L'atmosfera era cupa, quasi come un "funerale", con i fan e le leggende del club che hanno partecipato a una serie di tributi e cerimonie. Ex stelle come Dave Stewart e Rickey Henderson erano presenti per celebrare i successi passati, ma c'era anche molta frustrazione e rabbia nei confronti del proprietario John Fisher, considerato responsabile del declino della squadra e del suo trasferimento a Las Vegas. Nonostante la grande folla presente allo stadio, l’evento è stato segnato da momenti di tensione, come proteste dei tifosi contro la proprietà. I fan hanno gridato slogan come "vendete la squadra" e mostrato striscioni di protesta. Molti hanno descritto il momento come un addio non solo alla squadra, ma a una parte importante della loro identità e vita sociale legata al baseball a Oakland. Del significato di questo addio per il resto del mondo, invece, avevo parlato in “Moneyball è morto, lunga vita a Moneyball”.
Epilogo
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Lunedi sera a Udine l’Italia gioca contro Israele nella quarta giornata del Gruppo 2 di Nations League (di questa partita e di quella con il Belgio parliamo martedì nelle note a margine, come fatto dopo la prima pausa nazionali). Serve una vittoria per consolidare il primato in una competizione in cui tutto sommato andiamo sempre molto bene. In occasione della gara di andata avevo scritto la storia del perché Israele gioca le competizioni Uefa. All’andata abbiamo vinto 2-1. Della gara di ritorno ha fatto parlare soprattutto la questione del patrocinio prima negato e poi concesso dal comune di Udine, in un evento che tutto sommato (al momento in cui scrivo, ovvero venerdi 11 ottobre) non ha avuto una eccessiva connotazione politica rispetto a quello che ci si poteva aspettare.
Great Insights and a good Overview of different Sports